Dal 12 aprile al 7 settembre 2025, il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino ospita una mostra che esplora il Giappone attraverso gli abiti maschili del primo Novecento, un aspetto finora poco indagato della cultura giapponese. Il progetto espositivo, intitolato Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone, è curato da Silvia Vesco, Lydia Manavello e You Mi, con la collaborazione del direttore Davide Quadrio e delle curatrici Anna Musini e Francesca Filisetti. La mostra presenta circa cinquanta haori e juban, rispettivamente giacche sovrakimono e vesti sotto kimono maschili, accompagnati da una selezione di abiti tradizionali per bambini appartenenti alla collezione Manavello, messi in dialogo con installazioni di artisti contemporanei.
Questa esposizione rappresenta una novità assoluta, senza precedenti in Italia o in Europa, e offre un’opportunità unica per esplorare un capitolo poco conosciuto della storia del Giappone. Le decorazioni degli abiti esposti non solo riflettono un’abilità manifatturiera raffinata, ma sono anche testimonianze che raccontano le trasformazioni sociali, politiche e culturali di un periodo storico segnato da rapidi cambiamenti, tensioni imperialiste e un'accelerata modernizzazione. Le opere di artisti contemporanei esposte nella mostra svolgono un ruolo fondamentale nell'offrire una lettura approfondita di queste dinamiche storiche, mettendo in luce le complesse relazioni tra Giappone, Cina e Corea, temi ancora poco esplorati in Italia.
La cultura giapponese, caratterizzata da una filosofia che suggerisce più che rivela, trova un’espressione tangibile nell’abbigliamento maschile, spesso meno appariscente ma altrettanto significativo. Gli haori e le juban esposti raccontano storie attraverso motivi raffinati che spaziano dalla letteratura all'arte della guerra, dalla natura alla spiritualità, e sono testimoni della cultura giapponese che si svela nei contesti domestici e nelle intimità quotidiane.
Oltre alla riflessione sulla tradizione e sull’identità culturale, la mostra affronta tematiche attuali come le implicazioni politiche e sociali legate all’espansione giapponese del XX secolo in Asia, con un focus anche sulla propaganda e sul suo impatto nella società giapponese. L’esposizione esplora anche l’immaginario comune del Giappone in Occidente, contrastando la visione romantica e tradizionale con una prospettiva più complessa, rivelata proprio attraverso l’abbigliamento maschile.
Un’importante sezione della mostra è dedicata all’abbigliamento infantile, mentre le installazioni contemporanee e i video offrono spunti di riflessione sul legame tra passato e presente, evidenziando come le tradizioni giapponesi abbiano continuato a vivere, non solo in Giappone, ma anche nei Paesi che ne furono influenzati.
L’arte contemporanea è parte integrante della mostra, con opere di artisti internazionali che affrontano temi come l’identità culturale, il nomadismo e la migrazione. Tra le opere esposte, il video A Needle Woman di Kimsooja e la grande installazione Kotatsu di Tobias Rehberger pongono riflessioni sul rapporto tra individuo e società, nonché sull’ibridismo culturale. Il video Kishi the Vampire di Royce Ng e il film Tungus di Wang Tuo reinterpretano aspetti politici ed economici del Giappone, con particolare attenzione alle sue relazioni con la Cina e la Corea nel XX secolo.
Durante tutta la durata dell’esposizione, il MAO arricchirà l’esperienza con performance e musica, curate da Chiara Lee e freddie Murphy. Il catalogo della mostra, previsto per giugno 2025, sarà disponibile in italiano e inglese, accompagnato da saggi critici e un ampio apparato iconografico.