ABHIJAN TOTO PORTA ALLA GAMEC “IN THE FOREST, EVEN THE AIR BREATHES”

 

 

PREMIO LORENZO BONALDI PER L’ARTE – ENTERPRIZE

X EDIZIONE

In The Forest, Even The Air Breathes

a cura di Abhijan Toto

1° ottobre 2020 – 14 febbraio 2021

Ingresso gratuito

Abhijan Toto porta alla GAMeC il progetto vincitore della X edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize

Dal 1° ottobre 2020 al 14 febbraio 2021 la GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta In The Forest, Even The Air Breathes (Nella foresta, persino l’aria respira), il progetto del curatore indiano Abhijan Toto nominato vincitore, nel giugno 2019, della X edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize.

La giuria, presieduta da Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC, e composta da Caroline Bourgeois, Conservatrice, Pinault Collection, Venezia, Nicola Ricciardi, Direttore Artistico, OGR, Torino e Li Zhenhua, Curatore indipendente, Berlino/Zurigo, ha deciso di assegnare il Premio al progetto di Abhijan Toto per il modo in cui ha saputo sviluppare la riflessione teorica intorno alla natura intesa come nuova forma di cosmologia transculturale, con un approccio curatoriale sperimentale e collettivo.

In The Forest, Even The Air Breathes trae spunto dalle ricerche relative al “Forest Curriculum”, una filosofia della Terra che promuove la necessità di un immaginario cosmopolitico localizzato della nostra attuale era ecologica. Una visione alternativa al principio di “planetarietà” insito nel concetto di Antropocene, a cui generalmente si associa l’idea di una universalità del modello occidentale dell’“umano” che, storicamente, ha favorito lo sfruttamento e l’impoverimento dei territori considerati periferici rispetto a questa visione.

In particolare, la mostra si focalizza sui sistemi cosmologici di Zomia, la cintura boscosa che corre dal Nord-Est dell’India, attraverso il Chittagong Hill Tracts del Bangladesh, lo stato di Shan, l’entroterra dell’Isan in Thailandia, le foreste tropicali della penisola malese fino alle Cordigliere delle Filippine.

L’esposizione – articolata in tre sezioni che riuniscono i lavori di sette artisti internazionali – si pone l’intento di immaginare quali forme di politica e pedagogia possano essere inventate per rendere più intimo il rapporto dell’uomo con le terre in cui abita.

I progetti degli artisti indagano quindi la relazione tra mondi umani e non umani all’interno dei diversi contesti e paesaggi di Zomia.

Nguyen Trinh Thi e Robert Zhao Renhui, nel confrontarsi con luoghi in cui narrative complesse sono state fagocitate o cancellate, ripensano il principio dell’osservazione per offrire nuovi modelli di indagine al fine di individuare nuove relazioni di colonialità, storie umane e naturali e identità.

Approfondendo storie di guerra e di occupazioni continuative in tutta la regione, Sung Tieu, Karl Catro e Joydeb Roaja esaminano il nesso tra il complesso militare-industriale-forestale, i movimenti dei popoli e la resistenza. I loro lavori si focalizzano sulla concatenazione tra le storie di violenza, sia essa imperialista, neocoloniale o perpetrata dagli stati-nazione postcoloniali, e sull’intreccio tra questa stessa violenza e la natura.

Soffermandosi sul rapporto tra i racconti dello spirito e i mondi degli umani e su come questi diventino codipendenti, i lavori di Khvay Samnang e Soe Yu Nwe presentano visioni personali e politiche dell’esistenza tra i mondi. I loro lavori si concentrano sulla capacità di cambiare forma, centrale nella costruzione dell’identità in Zomia, dove anche gli spiriti devono mutare di fronte alla realtà politica, mentre i confini irrigiditi in nazioni possono ritrasformarsi nel magico spazio della foresta, in cui lo stato si disperde tra le fronde.

In diretto dialogo con i lavori dell’esposizione, cinque pubblicazioni a cura di artisti e ricercatori – Christian Tablazon, Pujita Guha, Huiying Ng, Wong Bing Hao e Chairat Polmuk; prodotte in collaborazione con RAR Editions – illustrano le modalità per rapportarsi a Zomia come campo di studio.

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