ROVIGO: IN MOSTRA L'UOMO MATTEOTTI

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Mostra a cura di Stefano Caretti

Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti, giovane deputato socialista rodigino, veniva brutalmente assassinato da 5 squadristi fascisti.  Ad essere colpito a morte fu il più coraggioso oppositore del regime fascista, l’uomo che aveva  avuto il coraggio e la dirittura morale di condannare i brogli elettorali messi in atto dalla dittatura e la corruzione presente nel governo presieduto da Benito Mussolini.

Nel Centenario di quel tragico evento, Rovigo ricorda la figura di Matteotti con una originale mostra curata dal professor Stefano Caretti, tra i massimi studiosi di Matteotti e di storia del socialismo, docente di Storia contemporanea all'Università di Siena.  

La mostra sarà in Palazzo Roncale, a Rovigo, dal 6 aprile al 7 luglio 2024. 

L'evento è stato presentato oggi a palazzo Cezza.

A promuoverla sono il Comitato Provinciale per le Celebrazioni del Centenario della morte di Giacomo Matteotti, la Regione del Veneto, con il sostegno di Fondazione Cariparo, la collaborazione della Direzione Musei regionali Veneto del Ministero della Cultura e il  patrocinio del  Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della morte di Giacomo Matteotti, della  Fondazione di studi storici "Filippo Turati" di Firenze e della Fondazione Giacomo Matteotti  di Roma.

Giacomo Matteotti ha lasciato un’impronta straordinariamente profonda nella storia del Novecento e tuttavia la sua memoria ha stentato ad imporsi, vuoi per l’oblio al quale fu condannato dal regime fascista, vuoi perché nella seconda metà dello scorso secolo la sua figura è apparsa eccentrica rispetto alle grandi ideologie dominanti ed ai partiti di massa che ad esse si ispiravano. Nonostante ciò, sia in Italia (clandestinamente), sia in tutto il mondo, una narrazione epica celebrava in Matteotti  il martire, divenuto simbolo della lotta intransigente al fascismo e, più in generale, al totalitarismo.

Già durante la seconda guerra mondiale, a mano a mano che l’Italia veniva liberata, a lui si andavano intitolando piazze e viali, un omaggio che ha contribuito ad affidare alla memoria del Paese la vittima di un brutale assassinio e il profilo dell’antifascista intransigente facendo però ombra alla complessità di uno dei politici più brillanti, preparati e lucidi dell’inizio dello scorso secolo.  Perché Giacomo Matteotti è stato molte cose: brillante studioso di diritto e poi di economia, preparato e appassionato amministratore locale nel suo Polesine, esperto dei problemi della scuola e sempre impegnato sul fronte dell’istruzione, convinto internazionalista fermamente contrario alla partecipazione dell’Italia alla prima guerra mondiale, organizzatore di leghe contadine e combattivo difensore dei diritti del proletariato rurale, leader politico prima locale poi nazionale, parlamentare attivissimo ed assiduo, esperto di politica internazionale ed europeista ante litteram; oltre che segretario del Partito Socialista unitario e fiero, irriducibile avversario di Benito Mussolini e del suo regime dittatoriale che, fra i primi, aveva denunciato in tutta la sua carica eversiva e antidemocratica.

Si assiste oggi ad un ritorno di interesse per l’alta eredità ideale, civile e morale di Matteotti, oltre che politica: un lascito di valori e principi fondati  sulle idee – testimoniate, prima ancora che enunciate − di giustizia e di solidarietà sociale, di rispetto delle istituzioni democratiche, di dignità dell’uomo e del lavoro. La grandezza di questo lascito merita di essere oggetto di una memoria “attiva”, non meramente retrospettiva o celebrativa.  

“Oltre a tutto ciò, questa mostra – sottolinea il suo curatore, professor Caretti -  può e deve restituirci anche il rapporto profondo e imprescindibile tra Matteotti e il suo Polesine: un legame  che costituisce la chiave e la matrice di un percorso ideale che parte da una terra che è stata, a cavallo tra Otto e  Novecento,  uno straordinario laboratorio sociale, teatro di lotte e di processi di difficile emancipazione; terra aspra segnata dalla  povertà e dall’emigrazione,  ma anche di riscatto sociale, dove il fascismo agrario ha sperimentato tutta la sua violenza repressiva.

Attraverso un percorso di immagini e documenti la mostra su Matteotti può dunque, meglio di qualsiasi altra proposta celebrativa, offrire al contempo informazione e formazione al pubblico più vasto e soprattutto ai giovani. Può raccontare di Giacomo Matteotti, con l’immediato ed efficace linguaggio delle immagini, la famiglia, il profilo umano, gli studi, la militanza politica, la guerra e il difficile dopoguerra, le battaglie parlamentari, lo scontro frontale con il fascismo condotto sino all’estremo sacrificio.  Può restituirci a un secolo di distanza, senza retorica e senza ideologismi, la storia di un uomo libero, che del suo amore per la libertà ha reso testimonianza estrema”. 

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