Rallentare funziona. Giorgio Armani tira le file del suo personale approccio alle tempistiche della moda, lontane dalla frenesia di tante altre maison. Durante il lockdown dello scorso aprile il designer aveva dichiarato a Wwd che “il lusso non può e non deve essere veloce, il lusso ha bisogno di tempo per essere raggiunto e apprezzato”. Oggi l’imprenditore rivela alla testata americana che le reazioni al modello ‘slow’ sono state molto positive sia in Europa sia in America e, inaspettatamente, anche in Asia: “Bisogna precisare che la situazione è ancora in divenire. Recentemente siamo stati testimoni di una seconda ondata di chiusure che rende molto difficile valutare i risultati delle nostre azioni, ma quelli alla fine dell’estate e poi a settembre e ottobre sono stati incoraggianti. Ho ricevuto un ampio numero di lettere e messaggi con feedback positivi e gli store manager me l’hanno confermato”.
“Trovo assurdo che, in pieno inverno, si possano trovare nei negozi solo abiti di lino, e cappotti in alpaca d’estate, per il semplice fatto che il desiderio di acquistare deve essere soddisfatto”, aveva affermato lo stilista piacentino che ha coerentemente mantenuto le collezioni estive all’interno dei propri store fino a settembre. Armani aveva lamentato un eccesso di offerta rispetto all’effettivo bisogno, criticando il modello delle pre-collezioni che, di fatto, aggiunge nuove proposte oltre a quelle presentate durante le canoniche fashion week. Il suo appello a ridurre i tempi è stato inizialmente ricevuto con entusiasmo, ma oggi il clima sembra essere mutato: “Parte del sistema sembra essere tentato dal tornare velocemente al punto di partenza, non da ultimo per il desiderio di mantenere una visibilità mediatica attraverso un intenso ritmo di attività e nuove proposte. Il tanto atteso slowdown non sembra manifestarsi per tutti, diverse collezioni continuano ad essere presentate a rapita velocità”.
“C’è stata un’estensione generale del ciclo di vita delle collezioni nei negozi, anche per coprire le perdite durante i momenti più difficili e ciò porterà a una politica degli sconti meno insensata. Secondo me dovrebbe essere fatto di più a partire dal design e dalla produzione. Dovremmo abbandonare il nostro schema di pensiero irresponsabile e adottare una consapevolezza sociale e ambientale maggiore perché il lusso non è il fast fashion, senza contare che anche il fast fashion sembra aver raggiunto la fine della sua fase di utilità”, ha fatto presente Armani.
Per quanto concerne il tema della sostenibilità, lo stilista parla di rispetto per i consumatori, per il pianeta e anche per il proprio lavoro che non dovrebbe essere svalutato in funzione di un eccesso di produzione e comunicazione. Oltre a fondere pre-collezioni e proposte di sfilata, il marchio ha anche introdotto la collezione green R-EA di Emporio Armani, portato al 40% la percentuale sostenibile per quanto concerne la linea AX Armani Exchange nonché l’impegno di utilizzare materiali naturali anche per Armani Casa. Lo stilista ha invitato inoltre le celebrities a non indossare solo una volta gli abiti sul red carpet, ma a sfoggiarli in più di un’occasione, proprio come accaduto durante la recente prima de La Scala a Milano “quando numerose artiste hanno indossato vestiti già precedentemente indossati, ma non meno emozionanti”.
“Attraverso tutte queste azioni coordinate penso sia possibile ridare valore al lavoro di noi designer, rendendolo tangibile ed etico anziché una mera frivolezza, senza rinunciare alla bellezza”, ha concluso Armani.