Per chi è amante dei formaggi.....e per chi ha scelto la vacanze in Savoia, tra Aix-les-Bains, Saint-Jean-de-Maurienne, Albertville o nella fantastica Chambéry, antica capitale del Ducato di Savoia, oggi capoluogo del dipartimento ecco la fondue savoyarde.
La fondue savoyarde nasce, come dice il nome, nella Savoia, regione oggi francese, ma che fino al 1860 faceva parte del Regno di Sardegna. È un piatto a base di formaggi fusi e di pane.
È una ricetta dalle origini antiche, pare infatti che persino Omero nell’Iliade citi una fonduta a base di formaggio di capra mescolato con vino e farina.
Nel 1651 il famoso cuoco francese La Varenne nel suo “Le Cuisinier françois” parla di una ricetta a base di formaggio fuso e pane, che chiama “Ramequin de fromage” dal Ramequin, che è sia il nome di un formaggio che di un tegamino .
La fonduta savoiarda si prepara nel caquelon, una casseruola di terracotta smaltata che viene sfregata con uno spicchio d’aglio. Si tagliano i formaggi scelti a fettine sottili e si fanno fondere nel vino bianco precedentemente scaldato. La fonduta di formaggi deve risultare liscia, non troppo liquida e senza grumi.
Infine si mette il caquelon su un fornelletto apposito, che mantiene il formaggio caldo e fuso.
Si prende il pane, tagliato a cubetti, lo si infilza con le apposite forchettine da fonduta e lo si tuffa nel formaggio fuso.
Nella ricetta originale francese si usano i formaggi tipici della Savoia: Comtè aop (Appellation d’Origine Protégée), Beaufort d’alpage aop e Emmenthaler aop, ma esistono numerose varianti con formaggi diversi, c’è anche la versione svizzera con il gruviera o quella valdostana con la fontina.
La fondue savoyarde non va confusa con la fondue bourguignonne, un piatto, altrettanto buono, ma di origine svizzera, a base di pezzetti di carne, fatti cuocere in un fornelletto contenente olio o brodo caldi e poi intinti in varie salse.
Quello che rende la fondue un piatto perfetto come comfort food, è l’elemento di convivialità che la contraddistingue: un piatto che si consuma in compagnia, con la “pentola” che cuoce la pietanza direttamente in tavola e tutti i commensali che si servono da un unico recipiente.