L’esperienza dell’Ospedale Gemelli di Roma.
Ad oltre un anno dall’esordio della pandemia il Covid molto si è scoperto su questa malattia ma molto resta ancora da scoprire. La strada compiuta dalla ricerca è stata lunga e diversi sono vaccini che sono stati approvati. Ancora da capire, e per questo in fase di analisi sono le ripercussioni che l’’infezione presenta nel lungo periodo. Molti pazienti infatti lamentano una sintomatologia spiccata e soprattutto una fatica cronica anche molti mesi dopo essersi negativizzati con ripercussioni importanti, come si può immaginare, sulla vita personale e lavorativa.
La schiera dei long - haulers (malati a lungo termine) è sempre più nutrita. A soffrire della "sindrome post-Covid-19" o "Long Covid" è circa l'80% delle persone reduci dal coronavirus, che continuano ad avere strascichi sulla funzionalità respiratoria, a lamentare disturbi, a non stare bene per settimane, se non addirittura per mesi anche dopo la fase acuta della malattia.
Per seguire questo tipo di pazienti da aprile dello scorso anno è stato attivato presso il presidio Columbus della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma un ‘Day Hospital Post Covid’.
“Ho iniziato a vedere una serie di casi di persone guarite con persistenza di sintomi - spiega il Dottor Matteo Tosato, geriatra responsabile dell’unità ospedaliera di day hospital post covid del Gemelli - già a due mesi dall’inizio della pandemia. In media, dopo la fase acuta della malattia solo il 20% delle persone si definisce guarita. Per gli altri i sintomi continuano. Dalla classica fatigue, quella stanchezza cronica che impedisce di portare a compimento le attività normali, a dispnea, mal di testa, mialgie, artralgie, disturbi dell’attenzione, disturbi della memoria, ma anche alterazioni a livello polmonare e cardiaco. Il 30% manifesta disturbi da stress post traumatico. Poi c’è chi ha un disturbo di ansia, di insonnia, chi non respira, chi non riesce a camminare.
Non esiste un identikit preciso di chi è affetto da sindrome da post-Covid. I disturbi si manifestano in chi è stato ricoverato, ma anche in chi ha sviluppato forme lievi o asintomatiche. E l’età non è un fattore discriminante.
La sindrome da post-Covid, infatti, è un fenomeno trasversale di cui non si conoscono ancora le cause scatenanti. “Sono tantissime le spiegazioni plausibili ad oggi in fase di studio. Sicuramente - dice il professore del Gemelli - alla base c’è il quadro infiammatorio che la malattia induce e che perdura, determinando uno stato di allerta continuo nel nostro organismo. Che poi si manifesta con diverse problematiche a livello coagulativo, microvascolare o autoimmune”.
E lo scenario eterogeneo non fa che complicare le cose, ritardando diagnosi e terapie nei pazienti da recuperare. “Noi - spiega Tosato - stiamo richiamando persone viste nell’aprile 2020 e una quota minima presenta ancora gli stessi sintomi a un anno di distanza. Dopo una prima fase di valutazione ora cerchiamo di individuare un trattamento mirato per i singoli problemi riscontrati. C’è chi ha bisogno di una rieducazione allo sforzo fisico, chi di alcune terapie a livello polmonare e chi di un supporto neurologico o psichiatrico”.
Come indicato dal Dottor Tosato, un adeguato programma di riabilitazione personalizzata (respiratoria e motoria), l’introduzione di supporti nutrizionali a base di vitamine e aminoacidi, associati a un corretto stile di vita, rappresentano l’approccio principale alla Sindrome post-Covid. Presso l’ospedale è stato valutato positivamente l’impiego di L-arginina e Vitamina c liposomiale nei pazienti con sindrome post-covid. L’efficacia dell’impiego di questa associazione amminoacidica e vitaminica, ha portato ad una sperimentazione clinica dove vengono valutati i principali parametri del post-covid mediante una serie di test oggettivi e soggettivi.
In particolare, oltre al six minute walking test (6MWT), il test della sedia e di esauribilità, che consentono di valutare la capacità di svolgere le normali attività quotidiane o, al contrario, il grado di limitazioni funzionali del soggetto, vengono effettuate anche valutazioni oggettive dei valori sanguigni, quali l’attività dei monociti e la presenza di acidi grassi per un periodo di 30 giorni.
Lo studio si basa sui risultati ottenuti da una precedente esperienza empirica del team del dottor Tosato con L-arginina e Vitamina C liposomiale, dove era stato appunto osservato un miglioramento nella sintomatologia generale post-covid dopo 30 giorni di terapia.
“Il Covid acuto lascerà un’eredità ‘lunga’ che sarà dura smaltire se non riusciamo a capire come aiutare queste persone a uscirne” – conclude Tosato.