Accanto ad Artisan Fashion, Vivienne Westwood mira a mettere l'upcycling e il tema dei rifiuti tessili globali al centro dell’attenzione, con una collezione di accessori in cui la circolarità è l’ispirazione per il design.
Dal 2010 Vivienne Westwood produce una linea di accessori in Kenya, grazie alla collaborazione con l'Ethical Fashion Initiative (EFI) dell'International Trade Centre, un’agenzia delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, che attualmente sostiene il lavoro di migliaia di micro-produttori artigianali provenienti da comunità africane emarginate.
Dal 2015, questi accessori artigianali sono stati realizzati a mano attraverso Artisan Fashion, l'impresa sociale di EFI in Africa orientale specializzata nella produzione di accessori di fascia alta con gruppi di artigiani della comunità. Nata come un progetto di EFI, Artisan Fashion è diventata un'azienda completamente indipendente e di successo, anche grazie al flusso di lavoro continuativo dato da Vivienne Westwood, che supporta 1.270 artigiani. Il 74% di tutti gli artigiani impiegati da Artisan Fashion per questa stagione (AW22) sono donne e il 42% del totale ha investito il proprio reddito nell'istruzione, nella formazione e nello sviluppo delle proprie competenze.
In Africa orientale, il Kenya è il principale importatore di vestiti di seconda mano, con un volume di quasi 200.000 tonnellate di abiti ogni anno, che vengono venduti nei Mitumba Market (nome locale dei mercati dell’usato). Il fenomeno da contrastare è che gran parte dei vestiti e dei rifiuti tessili finiscono nelle discariche, oppure bruciati lungo i letti dei fiumi e poi lavati in mare, con gravi conseguenze per le popolazioni locali e il pianeta.
Sviluppando la collezione Made in Kenya Autunno-Inverno 2022, Vivienne Westwood e Artisan Fashion hanno fatto ricerche approfondite sull'approvvigionamento dei materiali e su come questo possa plasmare il design della collezione per il futuro. La merce dei Mitumba Market, che così spesso finisce tra i rifiuti, è stata riutilizzata come materia prima. La collezione mira a far crescere economie sempre più circolari, necessarie al nostro settore per ridurre il proprio impatto ambientale.
Per questa stagione abbiamo iniziato a dedicarci all’upcycling del denim second hand, che viene lavorato a mano con la tecnica del patchwork. I grandi rotoli ottenuti vengono poi stampati con la grafica Vivienne Westwood monogram e utilizzati per costruire la Worker Shopper firmata Westwood. Le borse vengono rifinite a mano con dettagli in metallo riciclato, creando un prodotto che apre la strada all'upcycling e supporta lo sviluppo delle abilità artigianali, contrastando la dipendenza dagli aiuti.
Per la collezione di questa stagione sono stati impiegati molti materiali riciclati o riutilizzati, tra cui: ottone, alluminio, tappi di bottiglia, sacchi di caffè, legno, vetro, e prodotti secondari come la palma e il corno di mucca. Ciò favorisce la creazione di catene di approvvigionamento locali di materiali riciclati e richiama l'attenzione sull'importanza del riutilizzo dei rifiuti nella comunità locale.
Gli elementi in metallo impiegati per rifinire gli accessori Made in Kenya sono realizzati a mano da Rangau Designers: una comunità di artigiani che lavorano l’ottone con sede a Korogocho, Nairobi. Il viaggio con l'Ethical Fashion Initiative (EFI) è iniziato, nel 2010, con il fondatore Anthony e sua moglie Benta. Anthony è stato una delle prime persone a lavorare sulla collezione Westwood, il team ha investito diversi anni nello sviluppo delle sue competenze e, nel giro di 12 anni, Anthony e sua moglie hanno costruito un'attività artigianale di successo. Gli elementi in metallo che creano sono realizzati con vecchi rubinetti riciclati, lucchetti, rottami di auto e parti di frigoriferi. Materiali che altrimenti diverrebbero scarti vengono trasformati in Westwood Orb, pendenti, moschettoni e cursori.
Con il supporto dell’hub principale di Artisan Fashion hanno prodotto oltre 13.000 pezzi (dato aggiornato al 2021) per Vivienne Westwood. La comunità è stata in grado di dare un impiego stabile per tutto l’anno a 25 artigiani: tutti giovani adulti, per lo più ex pescatori della regione settentrionale del Kenya vicino all'Uganda, ora formati per la lavorazione dei metalli. Un lavoro che garantisce un reddito costante per le loro famiglie.
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