di Fabrizio Visconti, Rossella Rapisarda
con Rossella Rapisarda
regia e disegno luci Fabrizio Visconti
scene Marco Muzzolon
costumi Mirella Salvischiani
musiche originali Marco Pagani
voce fuori campo Saverio Marconi
un Progetto La Gare
Produzione Eccentrici Dadarò
con il sostegno di Regione Lombardia – Progetto NEXT 2021
coproduzione: Arterie Teatro
collaborazioni alla produzione: Caika TeatroAssociazione Ca’ Rossa
“L’appuntamento” a tu per tu con Penepole
Penelope attende.
Da vent’anni attende: questo nella storia di Omero.
Da quasi tremila anni attende: questo nella storia della letteratura degli uomini.
In questi quasi tremila anni, da quando venne posata la penna sulle pagine dell’Odissea, Penelope si è trasformata, da donna, in archetipo: l’archetipo dell’attesa.
Ma Penelope non è felice di quello che è diventata.
Sempre più stretta e costretta nel suo ruolo, assegnatole da un ambizioso scrittore tanto, troppo tempo fa, vorrebbe essere come tutte le donne normali, vorrebbe poter cambiare, trasformarsi, non essere costretta a tanta irrevocabile coerenza.
Ma, poi, che senso ha, oggi, essere un archetipo di questo tipo?
In una società che brucia tutto, che si muove con ferocia quasi futuristica, che giudica l’attesa come tempo sprecato, miope, dannoso.
Penelope è demodée. Non è lusinghiero sentirsi così, non aiuta l’autostima.
Oggi Penelope è in crisi e si domanda che senso abbia la sua esistenza.
Persa in mezzo al mare ad aspettare, isolata, a tutti gli effetti isola, perché il mare ogni giorno cresce e cancella le spiagge di Itaca, a cui nessun Nessuno sembra oggi interessato ad approdare, Penelope è una donna/isola, avvolta e imprigionata nel filo che tesse dal giorno in cui è rimasta sola.
Prendendo le mosse da questo incipit, lo spettacolo si sviluppa come un surreale, clownesco, poetico diario di un archetipo in crisi d’identità, per scoprire, forse, il senso della sua esistenza, a dispetto delle mode e quindi, a maggior ragione, essenziale come alternativa allo status quo.
Note di regia
L’impulso verso la scrittura de “L’appuntamento” è nato in piena pandemia, quando le vite di tutti noi si sono sospese a tempo indeterminato, e ci siamo tutti trovati ad attendere che la vita che conoscevamo tornasse. Fermi come Penelope a guardare l’orizzonte, per poter riprendere a vivere.Poi le cose sono ricominciate, ma noi non eravamo più gli stessi, e fare come se niente fosse capitato ci ha fatto sentire fuori posto, disallineati col tempo e con noi stessi.Il tema, quindi, non è stato più soltanto l’attesa, ma, molto più profondamente, la domanda sull’identità.Cosa si diventa nell’attesa, quando la sensazione di poter perdere ogni cosa rimescola convinzioni, pensieri, priorità e desideri? Cosa ci si perde dandosi confini identitari troppo precisi, che una vita ben avviata e instradata ci consegna in dono, perché siamo più efficaci, qualitativi, coerenti e riconoscibili? E da dove ripartire, se per un attimo tutto si interrompe e ci cambia?
Ed è così che scrivere su un personaggio come Penelope, tanto potente e definito da essere diventato ormai un archetipo, è stata l’occasione per portare agli estremi limiti questo quesito identitario: cosa significa essere un archetipo? Quanto è scomodo dover rispettare il confine di quello che si rappresenta, perché ormai l’umanità intera ti ha preso a modello di quella particolare caratteristica? Ma se, a fianco del lato archetipico, Penelope avesse anche quello umano, della donna comune? Come vivrebbe questo aspetto nascosto e rimosso?
È così che lo spettacolo ha iniziato a prendere forma come un diario di un archetipo in crisi, aggredito dalla paura di star sprecando la vita e la propria più profonda natura.
Perché le nostre azioni, quello che agiamo ogni giorno, disegnano un ritratto di noi che non necessariamente corrisponde, o si aggiorna, con le pulsioni più profonde del nostro essere.
“Ho paura.Ho paura di averlo sprecato il tempo,come se nessuno me l’avesse mai donato,
perché tu mi hai dato l’eternità, Omero, dimenticandoti di finire il lavoro.Che il lavoro erano i giorni,
uno dopo l’altro,come i mattoni di una casache non ho mai abitato...”
E parlando di Penelope, parliamo di tutti noi che resistiamo, con la doppia valenza che questa parola porta con sé: combattiamo per difendere con forza la nostra identità nei momenti di crisi, ma, allo stesso tempo, resistiamo al cambiamento, che altro non sarebbe che rendere onore alla nostra identità in aggiornamento.
Da questa battaglia nasce la possibilità di trasformare l’essere aggrappati, quasi appesi, a noi stessi, in libertà di rimanere legati alle nostre radici, ma per stare in piedi da soli, nel tentativo di arrivare in tempo all’appuntamento con noi.
Fabrizio Visconti
La Cavallerizza
da venerdì a domenica ore 19.30
intero 15,00€, ridotto DVA 7,50€, scuole MTM, Paolo Grassi, Piccolo Teatro 10,00€, tagliando Esselunga di colore VERDE, diritto di prevendita 1,80€
durata dello spettacolo: 80 minuti
Info e prenotazioni Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – 02.86.45.45.45
Scarica l’App di MTM Teatro e acquista con un clic
Abbonamenti: MTM La cura e l’artificio, MTM La cura e l’artificio Over 65, MTM Carta Regalo x2, MTM Carta Regalo x4
Biglietti e abbonamenti sono acquistabili sul sito www.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita
vivaticket.it. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.