DA MACHIAVELLI A DE CHIRICO, DA LIZ TAYLOR A GRETA GARBO A TOTÒ, LA STORIA D’ITALIA VISTA DAI SUOI LOCALI
Un viaggio nell’Italia più bella, quella raccontata dalla Guida Locali storici d’Italia presentata oggi a Milano, ma anche nell’Italia meglio frequentata. Nel volume, gratuito e da quest’anno disponibile anche in formato app con geolocalizzazione, praticamente ognuna delle 215 strutture proposte lungo la Penisola ha almeno un aneddoto da raccontare che ha coinvolto personaggi famosi della storia, dell’arte, della politica e del jet-set internazionale. Tra caffè, confetterie, pasticcerie, grandi e piccoli hotel e ristoranti, l’associazione locali storici italiani (età media delle strutture: 180 anni) ha così voluto ricostruire nel volume anche le soste degli ospiti più illustri.
Si va dal Ristorante Albergaccio a Sant’Andrea in Percussina (Firenze), dove tra una partita a carte con l’oste e il mugnaio l’esiliato Niccolò Machiavelli scrisse Il Principe; al tavolino fisso di Giorgio de Chirico al Caffè Greco di Roma. Qui il pittore sedeva puntuale per l’aperitivo con i soldi contingentati dalla moglie e con un po’ di lapis in tasca con cui realizzava veloci disegni per i clienti e i camerieri per avere qualche banconota in più da spendere. Letteratura, pittura e ovviamente cinema, a partire da Greta Garbo e dal suo amato Grand Hotel Tremezzo, dal lei frequentato negli anni ’30 e citato anche nel film Grand Hotel del 1932. A Tremezzina, sul Lago di Como, la ricordano ancora e la vecchia suite nell’albergo belle époque oggi porta il nome della Divina.
Piccoli e grandi locali in grado di ispirare gli ospiti nel lavoro e nello svago. Come Richard Wagner, che dal 1879 al 1883 frequentò il Caffè Lavena a Venezia meditando e scrivendo, ispirato dalla vista veneziana su Piazza San Marco e Palazzo Ducale. Qui ultimò il duetto d’amore del secondo atto di Tristano e Isotta e lavorò al Parsifal. Ispirato anche Giosuè Carducci, che all’Albergo alla Posta di Caprile (Belluno) finalmente nel 1886 terminò la celebre poesia Davanti a San Guido. “M’addormento leggendo Shakespeare. Mangio carni ottime, trote che sanno di ninfe: gioco a briscola e farei poemi”, scrisse entusiasta il poeta toscano, primo italiano a vincere il Nobel per la Letteratura. Un altro Nobel, Luigi Pirandello, verso la fine degli anni Venti amava invece trattenersi nella terrazza marittima dell’Hotel Vittoria di Pesaro, per un cocktail inventato dal barman Alfredo e da lui chiamato ‘Calcio di mulo’ per la potenza della bevanda. Dai Nobel a un Pulitzer: Ernest Hemingway è tra i più ricordati nei locali storici del Paese. A Milano, al Bar Jamaica; a Verona, al ristorante 12 Apostoli assieme ad Arnoldo Mondadori; a Recco (Genova) dove gustò salame e focaccia al formaggio insieme a Ezra Pound, incidendo anche il proprio nome, ancora visibile, al Ristorante Manuelina. Oppure a Cuneo, quando si presentò al banco del Caffè pasticceria Arione per comprare due chili di Cuneesi al Rhum da portare alla moglie in vacanza a Nizza. I vini non erano ancora Doc quando al Negozio Sperlaridi Cremona si presentava Giuseppe Verdi in persona per ordinare dolci e bottiglie di pregio per la sua casa/studio nel piacentino. Verso la metà del Novecento non poteva mancare Napoli e due mostri sacri della commedia: Totò ed Eduardo De Filippo. Il primo era così affezionato al Ristorante La Bersagliera (così veniva chiamata la proprietaria) che si fece riprendere in un filmato diffuso dal cinegiornale mentre gustava spaghetti e spigola con un bicchiere di vino. Il secondo, per anni mangiò al tavolo 19 del Ristorante Umberto, e spesso, quando recitava nel vicino teatro, chiedeva il pasto da asporto in scena. Per chiudere, arte e cinema anche a Firenze, con le risse tra i futuristi Marinetti e Soffici al Gran Caffè Giubbe Rosse, e con Franco Zeffirelli e Richard Burton accompagnato da Elizabeth Taylor, che si trovavano ogni sera al Ristorante Sabatini nel tragico novembre 1966, impegnati con la Rai al documentario post alluvione Per Firenze.