Si dice che alla Repubblica Ceca manchi solo il mare… Di certo -soprattutto ora che la montagna è tornata a far tendenza in un’era pandemica, dove natura, pace e distanziamento sono diventati irrinunciabili- la sua variegata collana di monti compensa pienamente chi è in cerca di paesaggi pittoreschi, aria salubre, luoghi tranquilli e opportunità di praticare sport outdoor. E non manca nemmeno l’acqua: di fiumi, torrenti, cascate, dighe e laghi alpini. Con scarponcini e bastoni o in sella alla mountain bike, sono tanti gli itinerari in quota che conducono alla scoperta di una Cechia meno nota, dove la natura è ancora padrona e dove staccare la spina per davvero.
Via, lontano. Lontano dalla città, dalla frenesia, dallo stress, dal traffico… e ora anche dagli assembramenti. Salubre, rasserenante, terapeutica la montagna lo è sempre stata, ma in tempo di pandemia è anche “anti-Covid”. Non per nulla è diventata un po’ ovunque destinazione di tendenza: la gente l’ha riscoperta, felice di immergersi nei suoi spazi infiniti, di camminare in solitaria (o quasi) godendo di una natura ancora intatta, di ascoltarne gli assordanti silenzi, di sentirsi in sintonia con un ambiente ancora sano. Basta abbandonare le stazioni turistiche per addentrarsi in un mondo ovattato di boschi, sentieri, sculture di roccia e panorami mozzafiato. E scoprire così un volto discreto della Repubblica Ceca, fuori dai circuiti classici che ne svelano il celebre patrimonio storico e artistico. Quella Repubblica Ceca -fin qui trascurata in favore di Praga, dei centri culturali, delle città storiche e delle happening city- che arriva a sfiorare il cielo e si accende di tanti colori, stagione dopo stagione.
Creste e pendici che virano dal grigio della ghiaia al marrone della terra, le tante nuance di verde di pascoli, conifere e alberi decidui, ma anche di muschi, felci, arbusti e piante acquatiche, il bianco vaporoso delle nuvole basse e quello polveroso dei tratturi, le tinte bruciate ma umide del sottobosco, il blu del cielo che al tramonto vira verso il rosso-viola, il giallo oro del fieno in attesa della falce, le lucide trasparenze dei torrenti e il turchese dei laghetti, le macchie variopinte e odorose di ciuffi fioriti…
Poi la variegata tavolozza d’autunno, con le sue pennellate di marrone, giallo, arancione, rosso e viola, declinati in infinite sfumature. Infine, il manto bianco e intonso dell’inverno, che ammanta ogni cosa e spruzza di magia ogni scorcio.
La montagna ceca è uno splendido quadro, senza cornice. Un paesaggio struggente dove sentirsi liberi, ma anche legati… alla natura che ci circonda e che ci accoglie. Persino i patiti del mare avranno modo di innamorarsi di questi luoghi, dove perdersi. Anzi no, dove ritrovarsi. In pace con se stessi e con il mondo.
Dove andare e che cosa fare per un’abbuffata di ossigeno, verde, pace e sport? L’intero territorio montuoso ceco è solcato da itinerari percorribili a piedi o in bicicletta, ben segnalati e attrezzati, adatti a trekker esperti, semplici appassionati, famiglie (alcuni sono percorribili addirittura con il passeggino) e non di rado persino ai disabili. Ecco allora nel dettaglio la proposta hike&bike delle montagne ceche: ce n’è davvero per tutti i gusti e le gambe. Sentiero che prendi, sorpresa che trovi: lungo il percorso non è raro incappare in rarità botaniche, cascate, fonti termali, grotte e altri fenomeni naturali, ma anche castelli, antichi ruderi, monumenti insoliti e persino siti Unesco.
I Monti dei Giganti
Di nome e di fatto. Le montagne più alte della Repubblica Ceca, confine naturale con la Polonia, appaiono davvero maestose, con vette dai profili inconfondibili e pendici ora ripide, ora più dolci. I loro fianchi alternano superfici spoglie e verdeggianti. La catena montuosa, da cui nasce il fiume Elba, è chiusa nell’abbraccio protettivo del Parco nazionale dei Monti dei Giganti (che si estende anche sul versante polacco), tra le oasi naturali più interessanti d’Europa e oggi sotto tutela Unesco. Qui l’era glaciale ha lasciato in eredità uno straordinario mosaico di ecosistemi, tra cui anche le torbiere. Non c’è che l’imbarazzo della scelta tra tranquilli sentieri didattici, escursioni medio-facili e sfide più impegnative. Come quella che conduce in vetta ai 1.603 metri dello Snezka, il picco più elevato della catena e di tutto il Paese, da cui godere di una vista magnifica su mezza Boemia. Si parte da Pec pod Snezkou, lungo un percorso impegnativo ma bellissimo che si insinua nel paesaggio alpino, regalando man mano che si sale scorci sempre più ampi sulla valle Obri dul (la Valle del Gigante). I meno allenati possono ripiegare sulle seggiovie locali. In cresta al monte corre il Sentiero dell’Amicizia Ceco-Polacca: circa 30 km lungo il confine tra i due Paesi, in un irripetibile alternarsi di panorami, dallo skyline di monti alle praterie, dai canyon alle brughiere. Nei tratti più ripidi il sentiero è attrezzato con corde.
Da Spindleruv Mlyn, base di partenza di diversi percorsi escursionistici, prende il via un itinerario per trekker esperti, che si snoda tra ripide rocce e profondi avvallamenti. Per gli appassionati di MTB, c’è poi la sfida irrinunciabile del downhill: su con la funivia e poi giù a capofitto lungo uno dei tre percorsi dedicati, di diversa difficoltà (uno anche per principianti). Chi ha gambe allenate, può intraprendere il ripido itinerario che -passando da Labsky dul e toccando la cascata più alta di tutta la Repubblica Ceca (250 metri)- segue a ritroso il fiume Elba, lungo l’omonima valle, fino a raggiungerne la fonte. La sorgente-simbolo è visibile all’interno di un pozzetto allestito a 1.386 metri sul livello di quel mare (del Nord) in cui il fiume arriverà a gettarsi, dopo 1.154 chilometri. A voler essere pignoli, la sorgente vera e propria è ancora un po’ più in alto.
Anche ad Harrachov è ampia la scelta di itinerari, di vario livello di difficoltà, e sono a disposizione anche impianti di risalita per raggiungere comodamente quota. Adatto a tutti, comprese le famiglie con bambini e passeggini, il sentiero che conduce alle cascate di Mumlava, insinuandosi nella coreografica valle scavata dal torrente. Alle famiglie piacerà di sicuro anche il nuovo Parco Verticale di Harrachov-Myto: parete per arrampicata, salto con l’elastico, trampolini vari, percorsi di corde, rafting col gommone, canoa, tiro con l’arco e, in inverno, scuola di sci. Aperte in tutte le stagioni le piste di bob locali, riunite sotto l’effige HappyWorld, per un divertimento adrenalinico, ma in sicurezza.
Da vedere, da fare:
A Trutnov, la statua del gigante (Krakonos) che la leggenda vuole stia a guardia delle omonime montagne.
A Jilemnice, il castello neorinascimentale e il museo dedicato ai Monti dei Giganti.
Nell’antico centro montano di Vrchlabi, il Museo di storia naturale e del folklore, all’interno di un monastero barocco, ma anche il castello e il Municipio, entrambi cinquecenteschi, e la parrocchiale neogotica.
Ancora tre musei interessanti: quello della lavorazione del vetro e quello minerario ad Harrachov, quello dedicato all’arte liutaia a Paseky nad Jizerou.
La Selva Boema
Montagne si, ma anche acqua. Tanta acqua. Che sgorga dalle rocce, precipita in cascate spumeggianti, corre gorgogliando lungo l’alveo dei torrenti, riposa in laghi alpini e disseta il verde di prati, boschi e brughiere. Si presenta così il paesaggio di questa vivida terra di confine tra Repubblica Ceca e Germania, vasta palestra verde sotto il cielo, ma anche scrigno di tante testimonianze storiche. A percorrerla in lungo e in largo è una fitta rete di sentieri escursionistici e itinerari cicloturistici. Molti di questi ricalcano gli antichi tracciati, realizzati per la sorveglianza di frontiera e un tempo aperti solo ai mezzi militari. Il limite invalicabile imposto a lungo dall’esercito ha involontariamente contribuito alla salvaguardia dell’equilibrio naturale di quest’area e dell’aspetto selvaggio dei suoi paesaggi. La Sumava (questo il nome in ceco della Selva Boema) oggi è a sua volta Parco Nazionale, oltre che riserva della biosfera Unesco. Spina dorsale di questo verde lembo sud-occidentale di Repubblica Ceca, è l’omonima catena montuosa, che con le sue cime segna il confine con Germania e Austria. Con i suoi profili arrotondati, questa regione è anche nota come “il tetto verde d’Europa”. Tetto perché i tanti belvedere e la singolare torre panoramica abbarbicata in cima al monte Polednik (1.131 metri) regalano visuali sconfinate, che con le giuste condizioni metereologiche spaziano fino alle Alpi. Verde perché le sue foreste, considerando anche le porzioni che ammantano il versante tedesco, rappresentano il territorio boschivo più vasto di tutto il continente. Ne fa parte anche la foresta vergine protetta di Boubin, con alberi vecchi fino a 400 anni, tempio di flora e fauna indomite.
Lasciate ogni stress, o voi che entrate: la Selva Boema è si selvaggia, ma tutt’altro che oscura e spaventosa. Escursioni impegnative o semplici passeggiate, non importa: la tensione si allenta, l’ossigeno schiarisce la mente, i sensi si attivano, il profumo del bosco inebria, il movimento migliora la circolazione, il battito rallenta… altro che Inferno dantesco, qui siamo in Paradiso!
Di media difficoltà, ma adatto anche alle famiglie e percorribile anche in mountain bike, l’itinerario che conduce alla sorgente del fiume Moldava (si, proprio lui, quello che siete abituati a vedere scorrere, ormai calmo, sotto al Ponte Carlo a Praga) parte dal borgo di Kvilda e risale lungo le pendici del Cerna Hora. E’ qui che sgorga il fiume-simbolo della Repubblica Ceca, il cui corso è stato magistralmente messo in musica dal compositore Smetana. La torbiera che circonda la fonte è tutelata come riserva naturale Sorgente della Moldava.
Acqua, tanta acqua nella Selva Boema, dicevamo… Una passeggiata facile e anche romantica nei dintorni del fiume Vydra (che prende il nome dalle lontre che ne popolano le acque) riserva davvero tante sorprese, a partire dal carattere del Vydra stesso: all’inizio niente più di un torrente tranquillo, poi –verso valle- un fiume impetuoso che schiaffeggia le aspre pareti granitiche di un canyon e si getta in rapide e cascate fragorose. Ad Antygl si prende il sentiero –adatto anche a carrozzelle e passeggini- che porta all’antica segheria ad acqua e si snoda in bizzarri scenari di rocce plasmate dal fiume e ammantate di muschio. E poi ci sono i laghi, piccoli e grandi, selvaggi o “addomesticati” dall’uomo, solitari o affollati di bagnanti… Il Lago Plesne è un tipico esempio dei bacini di origine glaciale di cui è punteggiata la Selva Boema. Uno sperone di roccia alto 300 metri gli fa da sentinella. Dalle sponde del lago, il consiglio è di prendere il sentiero contrassegnato con il colore giallo, che da Nova Pec porta in vetta al monte Plechy, la massima altura della Sumava ceca (1.378 metri). Per rientrare al lago si può optare invece per il bellissimo percorso naturalistico, dal nome evocativo di “Lo spirito della foresta primordiale”, che si inoltra nel folto di un bosco ancora vergine. Sempre di origine glaciale, ecco anche i laghi Cerne e Certovo, ovvero il Lago Nero e il Lago del Diavolo. Il primo è il bacino più grande e più profondo della Selva Boema e deve il suo nome al riflesso sulle proprie acque dei fitti boschi che lo circondano. Lo si raggiunge inerpicandosi lungo le pendici del monte Spicak (1.202 metri). Dal Lago Nero ci si può poi allungare fino al Lago del Diavolo, davvero suggestivo, che la leggenda vuole sia stato chiamato così da Satana stesso, mentre affogava trascinato da una pesante pietra, legatagli alla coda da una fanciulla che avrebbe voluto portare con sé all’inferno. Restando sul monte Spicak, le ripide pendenze che in inverno ne fanno meta prediletta degli sciatori, nella bella stagione invitano gli spericolati della MTB al downhill. A trasportare bike e biker in vetta ci pensa la funivia. Cuore verde e selvaggio della Selva Boema è la già citata foresta vergine di Boubin, raggiungibile sia da Kaplice che dal villaggio di Kubova Hut. Adulti e bambini ne resteranno incantati: pare un bosco delle fiabe, di quelli popolati da gnomi e folletti. Sebbene a originarla non sia stato un incantesimo, la sua storia si può considerare comunque magica. Una tremenda tempesta nel 1724 colpì la Selva Boema, provocando ingenti danni. La zona era troppo inaccessibile per poter recuperare gli alberi abbattuti e ripristinare il bosco e l’area fu abbandonata al proprio destino. O meglio, alle braccia di Madre Natura. Oggi la foresta appare come un affascinante ingarbuglio di radici contorte, tronchi spezzati, cortecce cadute e rami intrecciati. E c’è anche un lago, vecchia riserva d’acqua un tempo impiegata per il trasporto del legname destinato alle fucine delle vetrerie di Lenora. Di acqua in acqua, eccoci inevitabilmente alla grande diga di Lipno. Costruita lungo il corso della Moldava a protezione di Cesky Krumlov e altri centri dalle esondazioni del fiume, rappresenta la più vasta area acquatica della Repubblica Ceca e non poteva che trasformarsi in una vera e propria attrazione balneare, proprio ai piedi di uno dei comprensori sciistici più apprezzati del Paese. Nel bacino artificiale nella bella stagione si può nuotare e praticare altri sport acquatici, prendere il sole in spiaggia o noleggiare una barca. Nei dintorni di Lipno c’è anche un sentiero “vertiginoso” (ma adatto a tutti, compresi i portatori di handicap, e amatissimo dai bambini) che corre tra le cime degli alberi. Si tratta di una passerella in legno, sospesa fino a 24 metri da terra, che alla fine si avvolge a spirale in una torre panoramica, dalla cui cima (40 metri) l’occhio spazia su tutto il territorio circostante la diga e oltre, tra gli scenari verdissimi della Selva Boema. I più coraggiosi, possono scegliere di scendere dentro lo scivolo tubolare, lungo 52 metri.
Da vedere, da fare:
Lipno è anche una destinazione wellness. La Wellness Sport Arena offre piscine, saune, percorsi Kneipp, massaggi e trattamenti.
Due le fortezze da non perdere nella Sumava: il castello gotico di Svihov, con il raro sistema d’acque congeniato per allagarne i dintorni in caso di attacco, e quello di Rozmberk affacciato sul fiume, dove nelle sere d’estate vengono organizzate visite guidate in costume.
Godersi il paesaggio da una prospettiva diversa, a filo d’acqua, è possibile noleggiando una canoa o un kayak. Sui fiumi Moldava, Otava e Vydra.
Il lago Laka, il più alto (a 1.100 metri) e anche il meno vasto del Paese, sembra una piccola gemma lasciata qui in eredità dall’era glaciale. Qui lo chiamano “occhio d’acqua”.
I Monti Iser
La montagna per tutti -ma proprio tutti- è qui, in Boemia settentrionale, al confine con la Polonia. Non è un caso se questo è considerato il paradiso dell’escursionismo: qui ce n’è per tutti i gusti, le gambe e le ruote… di bicicletta, di passeggino, di hand-bike o di carrozzella che siano. Il comprensorio offre oltre venti sentieri pianeggianti o dolcemente ondulati, con lunghezze tra i 5 e i 25 km, praticabili comodamente e in sicurezza sia a piedi che su ruote. I punti di ristoro, i chioschi e le toilette disseminati lungo i tracciati sono a loro volta senza barriere architettoniche. Basta cercare i cartelli con il simbolo della sedia a rotelle e il sentiero è garantito, e attrezzato, per tutti.
Un bel sentiero naturalistico, tra boschi e radure, conduce per esempio dal rifugio Smedava, attrezzato con parcheggi e crocevia di diversi percorsi escursionistici, al caratteristico villaggio di Jizerka, cuore di un antico insediamento legato prima all’estrazione di gemme preziose e poi alla lavorazione del vetro. Fino a che, nel 1911, la vetreria alimentata a legna fu chiusa in favore di moderni stabilimenti a carbone, giù a valle, e il borgo si spopolò. A rianimarlo sono stati poi proprio turismo ed escursionismo…
Altro suggestivo ex-villaggio di vetrai è Kristianov, che ruotava intorno all’omonima fabbrica e che oggi, con la sua casa nel bosco carica di memorie, è considerato una succursale del Museo del vetro e dell’Oreficeria di Jablonec nad Nisou. Il borgo è raggiungibile grazie a un bel sentiero, sempre accessibile a tutti, che tocca anche la torre panoramica di Kralovka e il pittoresco invaso di Blatny.
Hiker, biker e famiglie possono salire (eventualmente anche in macchina o in funivia) in cima al Monte Jested (1.012 metri), sulla cui sommità svetta la silhouette argentea dell’omonima torre per le telecomunicazioni, monumento tecnico ma anche attrazione turistica in virtù dell’incredibile vista a 360°, che spazia fino alla città di Liberic. La torre ospita tra l’altro un ristorante panoramico. Si tenga però leggero chi deciderà di affrontare l’adrenalinica discesa a valle in mountain bike, lungo la nuova pista “La Spaghetta”.
Proprio ai ciclisti, anche quelli meno spericolati, è dedicato il lungo itinerario Nova Hrebenovka, che da Spindleruv Mlyn e Harrachov, nei Monti dei Giganti, giunge qui e conduce al già citato villaggio di Jizerka, per proseguire poi verso Hradek nad Nisou passando da Bedrichov, oppure in vetta allo Jested. E’ possibile il noleggio della bicicletta, con servizio di pick up and drop off in località diverse.
Ai ciclisti più appassionati, e allenati, proponiamo infine di cimentarsi con lo Singltrek pod Smrkem, un sistema di 65 km di sentieri naturali e avventurosi alle falde dello Smrk (1.276 metri), il monte più alto degli Iser: una combinazione adrenalinica di uphill, downhill e corsa a ostacoli tra gli alberi… Sono stati comunque realizzati percorsi di più livelli: quello verde è perfetto per principianti, praticanti, bambini e anche disabili.
Da fare, da vedere:
Liberec, ai piedi del Monte Jested, non è solo una bella città rinascimentale e neorinascimentale, ma anche un’oasi di svago. Al Babylon Centre, centro divertimenti e parco acquatico, tutti in famiglia possono regalarsi emozioni, relax e benessere, grazie a giochi, installazioni interattive, piscine e trattamenti wellness.
Nelle immediate vicinanze dei Monti Iser, valgono una visita due perle architettoniche: il castello di Frydlant (Terra Felix), che -arroccato sulla sua rupe- fonde un edificio gotico e uno rinascimentale, e il monumentale complesso monastico di Hejnice con la splendida basilica barocca.
Monti Orlicke
Ovvero i Monti delle Aquile. Quest’area della Boemia nordorientale è una vera sorpresa, non solo dal punto di vista naturalistico. Tra i suoi boschi decidui è infatti nascosto uno dei più vasti e incredibili sistemi di fortificazione al mondo: chilometri e chilometri di trincee e bunker costruiti poco prima del 1938, a difesa dell’allora Repubblica Cecoslovacca dall’espansione tedesca. I rilievi di questa catena non sono aspri, ma piuttosto arrotondati in morbide pendici ammantate di boschi e pascoli. Queste montagne “schive e discrete” garantiscono una fuga dalla folla e un tuffo in paesaggi dove il tempo sembra essersi fermato e dove a farla da padrone non è l’uomo, ma sono cervi e altri animali selvatici. Niente turismo di massa, solo appassionati di montagna in cerca di natura, pace… funghi e mirtilli.
Eppure, come detto, c’è stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui l’uomo qui si è imposto su boschi e prati, costruendo e scavando una linea di difesa. La natura oggi si è riappropriata dei suoi spazi e quelle fortificazioni, in realtà mai utilizzate durante la Seconda Guerra Mondiale e ora ammantate di vegetazione, restano come testimonianza di quei tempi bui e suonano quasi come un monito. Di certo sono un pezzo di storia, una testimonianza unica, oltre che un’indubbia curiosità per gli escursionisti che scelgono queste alture, magari senza nemmeno sapere che sono un museo sotto il cielo.
Ecco allora il modo migliore per raggiungerle, scarponcini ai piedi. Seguendo l’itinerario rosso per trekker e biker, non lontano da Rokytnice (e dal confine con la Polonia) si incontra uno dei bunker più grandi, quello di Hanicka. In superficie, le cabine di artiglieria a campana, mimetiche. Nel sottosuolo, ampi spazi destinati allora a magazzini, deposito munizioni, alloggio soldati, uffici e sale di controllo. Oggi vi sono esposti reperti, uniformi e attrezzature belliche. Ecco poi anche il rifugio antiatomico risalente ai tempi della Guerra Fredda. La fortezza originaria prebellica nel 1975 fu, infatti, convertita in gran segreto per offrire riparo all’élite del partito comunista, allora al potere.
Straordinariamente conservato anche il forte d’artiglieria di Bouda, sempre lungo il sentiero segnalato in rosso. A sua volta dichiarato patrimonio culturale e trasformato in museo, si trova nei pressi di Mladkov. Realizzato in cemento armato, è perfettamente mimetizzato anche nella porzione fuori terra. Quella sotterranea è immensa, tanto da poter accogliere persino i binari ferroviari a cremagliera per il trasporto delle munizioni, che si insinuano nel sottosuolo fino a 57 metri di profondità.
Lo stesso percorso rosso che conduce alle due fortificazioni, porta anche in cresta al Monte Serlich e al rifugio Masarykova, monumentale edificio (costruito dal CAI ceco) dal caratteristico stile architettonico. Da qui partono bei sentieri cicloturistici, adatti anche alle famiglie e ai meno allenati, data l’assenza di significativi dislivelli. Se amate invece la salita, potete avventurarvi in cima al Velka Destna, il picco più alto della catena delle Aquile (1.115 metri).
Molto suggestivi gli scorci di Zemska brana, dove il fiume Divoka Orlice si frange tra le rocce cercando la propria via verso il mare e levigando uno spettacolare, vivido paesaggio di roccia, acqua e vegetazione, un tempo regno di taglialegna e contrabbandieri e oggi riserva naturale. Dal ponte di pietra (costruito tra l’altro in prima mano da italiani, nel 1901, e poi rimaneggiato all’inizio del XXI secolo) all’imbocco della valle, parte un sentiero naturalistico di 3 chilometri, adatto anche ai più piccoli, con 22 tappe didattiche sull’ecosistema locale. Anche qui si scorgono le pareti armate di un forte militare.
Da vedere, da fare:
Il rinascimentale Castello di Castolovice, si raggiunge lungo un percorso tranquillo e adatto anche ai passeggini. Tra i pochi manieri della Repubblica Ceca ancora abitato dai proprietari, è aperto al pubblico. Il bellissimo parco è popolato di daini bianchi e cervi allo stato libero. Per familiarizzare con altri animali, invece, c’è il mini zoo.
Il Museo dell’artigianato di Letohrad, ospitato in una serie di edifici storici, è il più grande del suo genere nel Paese. Qui si riscoprono arti e mestieri antichi, come quello del bottaio, del carraio, del tagliatore di scandole in legno, ma anche quello del mugnaio, del vignaiolo, del birraio ecc.
La chiesa dell’Assunzione della Vergine Maria di Neratov, meta di pellegrinaggio, è particolare sia per il tetto in vetro che per l’orientamento insolito (Nord-Sud), grazie al quale a mezzogiorno del giorno di Natale i raggi del sole illuminano direttamente il tabernacolo.
A Hradec Kralove, dominata dalla Torre Bianca e chiaro esempio di Art Nouveau, sono da vedere l’osservatorio astronomico, il giardino botanico e la centrale idroelettrica sul fiume Elba, in stile liberty.
E naturalmente Litomysl, con lo straordinario castello rinascimentale sotto tutela Unesco.
I Monti Jeseniky
Nelle viscere dei Monti Jeseniky (o Monti Frassini), che svettano tra Moravia e Slesia, batte un cuore ruggente e vitale: acqua a profusione, acqua benefica. Sgorgano infatti qui numerose fonti termali, che hanno fatto della regione un’importante destinazione di benessere, apprezzata fin dai tempi antichi. La primissima idroterapia in assoluto è nata proprio qui, nel 1837, in modo inconsapevole ed empirico, grazie a un contadino che sperimentò su se stesso (e poi sugli altri) quanto osservato in natura: una combinazione di bagni nell’acqua fredda, dieta sana e leggera, buon sonno e lavoro all’aria aperta. Stiamo parlando di Vincenc Priessnitz, considerato “il Rousseau dell’idroterapia” e originario di Jesenik.
Forte di tanta esperienza e di un ambiente salubre, la proposta (turistica) da queste parti oggi è ancora quella: attività all’aria aperta, gastronomia genuina e relax assoluto nelle Spa locali. Le stazioni termali e climatiche, con moderne strutture wellness, sono Velke Losiny, Branna e Karlova Studanka. Quest’ultima in particolare può vantare l’aria più pulita in assoluto in Europa Centrale.
Prima di passare alle escursioni vere e proprie, non si può prescindere da una facile passeggiata –anche in famiglia- alla casa natale di Priessnitz, oggi museo. Lo stabilimento termale Priessnitz è infatti l’unico al mondo dove sia possibile visitare la dimora (e anche la tomba) del fondatore… La mostra permanente raccoglie diversi documenti e oggetti relativi alla vita e all’opera del padre dell’idroterapia, oltre a una sua statua in cera e al modello della Spa, così come si presentava nel XIX secolo.
E adesso via con gli scarponcini! Il Monte Praded, con i suoi 1.491 metri, aspetta trekker, biker e famiglie per regalar loro scenari unici. Sulla sua cima, al confine tra Slesia e Moravia, svetta anche un’alta torre costruita per le telecomunicazioni, ma attrezzata anche con ristorante e terrazza panoramici. Chi per l’ascesa al Monte Praded alla bicicletta dovesse preferire i propri piedi, potrà premiarsi con un’adrenalinica discesa a valle in monopattino (a noleggio).
C’è una certa magia nella cima “mozzata” del Monte Mravenecnik (1.350 metri), forse per quel suo placido rilucere al sole. Per una volta l’intervento umano non ha sfregiato la natura, anzi. La centrale elettrica a ripescaggio di Dlouhe Strane si è infatti insinuata “in punta di piedi” nel parco naturale che l’ha accolta e se ne sta discretamente nascosta dentro la montagna. Sebbene la realizzazione del bacino superiore abbia comportato appunto l’eliminazione della cima del monte, il paesaggio che appare oggi ai visitatori è armonico e l’invaso sembra un occhio blu che ammicca nel verde circostante. Tanto che questo monumento tecnico-naturale è considerato una delle sette meraviglie ceche. Di grande fascino anche l’ascesa al Kralicky Sneznik (1.424 metri), ovvero il Monte di Neve, così chiamato perché la coltre bianca lo ammanta per gran parte dell’anno, facendone tra l’altro un apprezzato comprensorio sciistico. Nascono tra le sue rocce i fiumi Ticha Orlice e Morava. La terza montagna ceca per altezza e il più grande spartiacque d’Europa, si erge al confine con la Polonia. Il versante ceco è riserva naturale protetta. Un patrimonio naturalistico ma anche culturale, perché anche qui correva la linea difensiva contro l’avanzata tedesca e anche qui restano le fortezze d’artiglieria dell’epoca. Un percorso didattico e storico ad anello comprende, oltre alla già citata Bouda, la struttura di fanteria U potoka, il museo militare Kraliky, il bunker U Cihelny e la fortezza di Hurka, rimasta incompiuta. Partenza e arrivo alla stazione ferroviaria di Mladkov. Sono comunque tanti i sentieri turistici e ciclabili, alcuni percorribili anche a cavallo, che attraversano l’area del Kralicky Sneznik per svelarne le meraviglie “segrete”. Come per esempio le grotte carsiche di Tvarozne (letteralmente “ricotta”, per via del colore biancastro della roccia), oggetto di una leggenda che vuole che i cercatori d’oro italiani abbiano nascosto in questi anfratti un tesoro. Per ammirare il Kralicky Sneznik da un’altra prospettiva, dal basso (si fa per dire), a Dolni Morava c’è il Sentiero tra le nuvole: una passerella in legno a 55 metri da terra, tra le chiome dei boschi che si estendono tra Monti Orlicke e Monti Jeseniky, che infine sale altissima con ampi anelli a spirale per offrire lo spettacolo a 360° della valle della Morava e delle sue alture. Anche qui, per scendere c’è l’opzione adrenalinica dello scivolo tubolare, lungo addirittura 101 metri.
Da vedere, da fare:
Dopo il Praded, la maggior attrazione dei Jeseniky è Rejviz, il villaggio più in quota della Slesia (da non perdere il Museo della tessitura!), incastonato in un altopiano che ospita anche una vasta riserva naturale di torbiere. Imperdibile l’escursione al Laghetto paludoso del Muschio cosiddetto Grande (poco più in là c’è anche il Piccolo). Il percorso, laddove troppo fangoso, è attrezzato con passerelle in legno.
Niente zaino per un giorno? Trascorretelo a Velke Losiny: vi aspettano un severo castello legato all’inquisizione e ai processi alle streghe, le terme e il Museo della carta, annesso all’antica cartiera cinquecentesca.
A Osoblaha vi aspetta una delle pochissime ferrovie a scartamento ridotto ancora in funzione. Con la locomotiva a vapore, un vero viaggio nel passato, nel cuore di un paesaggio scolpito all’alba dei tempi dai movimenti dei ghiacciai.
Le grotte di Na Pomezi con le grandi sale colme di stalattiti e stalagmiti e i laghi sotterranei.
Karlova Studanka, altra perla termale del territorio, presenta una caratteristica architettura in legno, colorata e pittoresca. Il suo fiore all’occhiello sono gli edifici in stile imperiale. Un suggestivo sentiero rincorre il fiume tra salti e cascate.
Monti Beschidi
L’estrema catena orientale di Cechia corre lungo il confine con la Slovacchia. Tutto qui sembra essere immutato, dai paesaggi spigolosi ricoperti di boschi e pascoli fino ai villaggi valacchi, dove architettura, usi e costumi sono ancora quelli di un tempo. E’ infatti proprio qui la Valacchia morava, regione montuosa dalle peculiarità etnico-culturali che non devono andar perse. I Valacchi –che si affermarono nell’Alto Medioevo nell’area dei Carpazi e, come minoranza etnica, furono a più riprese perseguitati- conservano fieramente qui dialetto, costumi e musica tradizionali propri, ampiamente rappresentati nell’affascinante museo etnografico all’aperto di Roznov pod Radhostem, monumento nazionale ceco. Un interessante gruppo di chalet liberty in legno, a firma dell'architetto Dusan Jurkovic che ha sposato Art Nouveau e ispirazioni slave, domina Pustevny, località turistica molto gettonata. Da qui si può poi salire al Radhost (1.129 metri), dove torreggia la statua del dio pagano Radegast. Da programmare anche un’escursione a Velke Karlovice, antico villaggio di artisti e artigiani dalle tipiche architetture in legno. A un soffio dalla Slovacchia, è meta di escursionisti e, con la neve, anche di alpinisti e appassionati di sci di fondo.
Doverosa (e golosa) l’escursione alla volta di Stramberk, storica cittadina arroccata sulla montagna, il cui reticolo di vicoli su cui affacciano le tipiche case a graticcio le è valso il nome di “presepe della Valacchia”. Dominata dai resti del castello di Strallenberg con l’alta torre, riserva tante chicche, tra cui il Museo dei giocattoli e quello delle marionette, nonché seduzioni gastronomiche come il panforte e le orecchie dolci (caratteristiche cialde richiuse a cono, prodotte ancora come un tempo). Tra questi monti tutto è ancora davvero tipico, a partire proprio dalla cucina. Dopo una sana scarpinata, locande e rifugi propongono gustosi piatti a base di agnello o di pecora, oltre alla birra artigianale locale, intitolata proprio a Radegast e protagonista persino di speciali trattamenti wellness. Per chiudere in dolcezza, infine, ecco l’immancabile slivovice (distillato di prugne).
Gli appassionati di bicicletta non perdano l’occasione di seguire la ciclabile che corre lungo il fiume Becva e che conduce proprio nel cuore dei paesaggi e delle tradizioni valacchi. Parte da Valasske Mezirici, detta “porta della Moravia Slesia” o anche “Atene della Valacchia”.
Regina indiscussa del turismo nei Monti Beschidi è Bila, paradiso per sciatori in inverno e per escursionisti nelle altre stagioni. Si tratta di un comprensorio perfetto per le famiglie. Bambini e ragazzi apprezzano in particolare il parco avventura con percorsi e sfide di corde, ma anche le tante altre attività divertenti loro dedicate. Tanti i sentieri tematici da percorrere tutti insieme, grandi e piccoli.
Da vedere, da fare:
I Beschidi vantano un figlio illustre: Sigmund Freud, nato a Pribor il 5 maggio 1856, quando la Moravia era possedimento asburgico. Grazie alle moderne tecnologie, sarà proprio il padre della psicanalisi a guidarvi nella sua casa-museo.
Novy Jicin, pittoresco centro dei Carpazi carico di storia ma anche di leggende, è stato ribattezzato “la città dei cappelli”, in virtù dell’antica arte tessile promossa qui dagli ebrei a metà del XIX secolo. Il suo centro storico è stato dichiarato monumento nazionale e con il suo patrimonio architettonico barocco e rinascimentale è sotto tutela.
A Koprivnice gli appassionati di motori possono visitare il Museo delle auto Tatra, che racconta -attraverso modelli di lusso, utilitarie, cabriolet, limousine e persino camion- 150 anni di industria automobilistica.
I Monti Metalliferi
I Krusne hory si estendono per 150 chilometri al confine con la Germania, dove li chiamano Erzgebirge. In tutte le lingue, il nome fa chiaro riferimento alla ricchezza mineraria di queste montagne, scoperta nel XIV secolo. Per secoli quasi disabitate e assolutamente selvagge, poi ridisegnate con villaggi e città dal popolo dei minatori, oggi sono principalmente un’attrattiva turistica, soprattutto per chi è in cerca di boschi a perdita d’occhio, natura incontaminata, bei paesaggi e massima tranquillità. Sono particolarmente apprezzati i suoi tanti sentieri ciclabili, adatti anche a principianti e bambini.
Il gran fermento del XVI secolo -quando l’estrazione d’argento era ottimamente avviata e il metallo era materia prima per la coniazione del tallero (da cui sarebbe poi derivato il dollaro americano)- e quello della seconda metà del XX secolo -quando furono scoperti anche i depositi di uranio, utile agli esperimenti nucleari sovietici, e la zona si popolò di forza lavoro non proprio spontanea (molti erano prigionieri, anche politici)- sembrano dimenticati, in favore del silenzio-non silenzio della natura. Natura che è tornata a impossessarsi dei suoi spazi dopo le selvagge e sconsiderate deforestazioni degli Anni ’70 e ’80, quando il legname serviva a produrre carbone.
Varie escursioni, in superficie ma anche sotto terra, conducono alla scoperta di quest’area verde dalla storia travagliata.
Come per esempio il sentiero tematico che attraversa la regione mineraria di Jachymov (sotto tutela Unesco), realizzato in memoria delle migliaia di prigionieri politici sacrificati all’estrazione dell’uranio. Sono infatti qui le miniere che diedero impulso agli studi di Marie Curie e che le valsero il Nobel per la scoperta del radio. Le terme di Jachymov, tra l’altro, furono le prime in assoluto a offrire, già nel 1906, cure al radon (oggi di nuovo in voga nel mondo, seppure sotto strettissimo controllo medico e solo in presenza di specifiche patologie). Un tunnel delle miniere, in rappresentanza dell’ambiente duro (e letale) in cui erano costretti a lavorare i detenuti, è oggi visitabile.
Dall’inferno al paradiso, il paesaggio di foreste e brughiere di Bozi Dar –che non per nulla si traduce in “dono di Dio”- è davvero idilliaco, oltre che perfetto per condurvi i bambini. A loro in particolare, è dedicato il Baby Jesus Trail, il sentiero di Gesù Bambino, lungo 13 chilometri ma percorribile anche a tratti. Suggestivo anche il percorso didattico lungo l’antico, stretto canale Blatensky, costruito a metà ‘500 per portare acqua alle miniere e alle altre attività connesse. Paesaggi primordiali invece lungo il Sentiero delle torbiere, quasi esclusivamente su passerelle di legno che s’inoltrano tra gli acquitrini popolati di fauna e flora rare, ampiamente illustrati in appositi cartelli. Torbiere anche nella riserva naturale di Soos, insieme a laghetti, sorgenti minerali e piccoli “vulcani” da cui esce anidride carbonica. Il tutto attraversato da un sentiero didattico, per lo più su passerella. Non siamo lontani da Frantiskovy Lazne, altra antica meta termale, in un paesaggio primordiale che incantò anche Goethe. Non si può ovviamente tralasciare la vetta più alta dei Metalliferi: il Monte Klinovec, 1.244 metri. I piedi più allenati –infilati in calzature tecniche o ben issati sui pedali della mountain bike- possono raggiungerla optando tra vari percorsi, gli altri possono invece ripiegare sulla funivia che parte da Jachymov. I biker più esperti (e arditi) hanno a disposizione un adrenalinico percorso di downhill per rientrare a valle. Non prima comunque di essere saliti però sulla torre panoramica…
Da vedere, da fare:
Una giornata “zampillante” in riva al lago Kamenkove, ben attrezzato con spiaggette e infrastrutture turistiche, alle porte di Chomutov, dove invece i piccoli apprezzeranno un bello zoo. Non lontano, ecco anche un interessante museo etnografico all’aperto.
Fiabesco, è proprio il caso di dirlo, il castello di Kynzvart, costruito secondo i dettami del classicismo viennese e dagli interni meravigliosamente decorati.
Karlovy Vary, storica città termale dai lunghi fasti, vale sempre una visita. Difficile stabilire se le gemme più preziose di questo gioiello siano le sue architetture o le sue acque, i cui indiscussi benefici sono noti fin dall’antichità.
Le città di roccia
La montagna è sempre ardita nella sua bellezza, ma in Repubblica Ceca può spingersi fino a essere capolavoro. Nel Paese sono diversi i siti dove Madre Natura, senza nessun intervento umano ma solo con sole, vento, pioggia, neve e ghiaccio, ha scolpito i rilievi in vere e proprie architetture di roccia, che lasciano senza respiro. Sono le cosiddette città rupestri, perché qui la pietra modellata da millenni d’inesorabili agenti atmosferici ha assunto forme davvero molto simili a manufatti come torri, palazzi, scalinate, porte e ponti. Le loro contorsioni sono tanto evocative che hanno ispirato nomi bizzarri forse, ma tutt’altro che azzardati: l’Elmo del cavaliere, gli Amanti, la Piazza degli elefanti, il Sindaco e la Sindachessa, il Nido delle Aquile, il Ponte del Diavolo, il Dente ecc. Chi sceglie dunque la montagna per la propria vacanza in Cechia, non può fare a meno di andare a caccia di questi straordinari monumenti naturali sotto il cielo. Queste affascinanti formazioni rocciose sono una meta romantica e adrenalinica al tempo stesso… Gli appassionati di arrampicata, infatti, vengono premiati con un doppio spettacolo: dal basso e dall’alto.
Si tratta di paesaggi davvero unici, non solo irripetibili ma purtroppo anche fragili, a rischio. Non per nulla il cosiddetto Paradiso Boemo è oggi un geoparco sotto tutela Unesco. L’area, estesa tra Jicin e Zelezny Brod, abbraccia diversi siti di architetture rupestri. Le più note sono quelle di Prachov, che con i propri alti pinnacoli appaiono come severe sentinelle schierate a difesa di chi percorre il sentiero-natura che vi conduce, tra splendidi belvedere e gole profonde. Poi ci sono quelle di Hruba Skala, raggiungibili tramite un bel sentiero che parte dalle rovine del castello Trosky -i cui due torrioni sono ancora abbarbicati su altrettanti speroni di origine vulcanica- e che tocca anche l’antica fortezza di Valdstejn. Una specie di gara, letteralmente da vertigini, tra mura di pietra costruite dall’uomo e pareti di roccia scolpite dagli agenti naturali, entrambi a picco sul vuoto. Restando in tema di castelli, quello duecentesco di Drabske svetnicky è un raro esempio di come l’uomo abbia saputo sfruttare le architetture di roccia regalate dalla natura inglobandovi il proprio edificio. Sempre tra boschi del Paradiso Boemo, anche le architetture rocciose di Mala Skala e quelle di Prihrazy.
Altre città di roccia si incontrano anche nell’area protetta del Broumovsko (in Boemia nordorientale), dove le primordiali architetture in arenaria si alternano a ridondanti monumenti barocchi, come lo straordinario monastero benedettino di Broumov. Alte pareti levigate, imponenti torrioni, gole labirintiche, intrecci di ruscelli che ruggiscono in cascatelle o riposano in pozze naturali, pinnacoli e piramidi di terra, improvvisi strapiombi e architetture rupestri formano il paesaggio di roccia di Broumov, di Adrspach-Teplice e Ostas, il cui microclima favorisce la sopravvivenza di specie animali e vegetali altrove ormai rare. Tanti i sentieri, anche didattici, per tutte le gambe e pure le pareti dedicate al climbing.
E poi c’è la Svizzera Boema, non lontano dal confine tedesco. Chiusa in un abbraccio protettivo dal fiume Elba, è meta prediletta dagli alpinisti, ma riserva sorprese accessibili anche senza moschettoni e piccozza. Creste aspre e cocuzzoli levigati, canyon, torri di arenaria, pareti rimodellate dal vento, portali scavati nella roccia se ne stanno nascosti nel più giovane dei parchi nazionali cechi, istituito nel 2000. Una delle principali attrattive sono le gole sul torrente Kamenice, accessibili solo su natanti a remi sospinti con lunghi bastoni da traghettatori-guida. I bambini ne impazziranno. A tal proposito, è da non perdere la grotta delle Fate, con le sue decorazioni di ghiaccio. Simbolo indiscusso della Svizzera Boema è pero la Porta di Pravcice, il più grande portale di pietra naturale di tutta Europa. Si tratta di un maestoso arco in arenaria, largo 27 metri e alto 21. Un primato naturale, raggiungibile solo a piedi, che da sempre affascina non solo viandanti, ma anche artisti, scrittori e registi (è stato girato qui, tra gli altri, “Le cronache di Narnia”). Il percorso più popolare della Svizzera Boema è il sentiero di Gabriela, che conduce alla Porta di Pravčice attraverso imponenti formazioni rocciose. Una di queste è la roccia Beckstein. Suggestivo anche il sentiero letteralmente affacciato, spesso a strapiombo ma protetto, sulla valle del fiume Krinice, affluente dell’Elba e un tempo importante via di trasporto del legname in Sassonia.
Da vedere, da fare:
Il castello di Kost è una delle rocche “miste” del Paradiso Boemo, costruita nella roccia nell’Alto Medioevo. Nel cuore della foresta, mantiene il suo severo aspetto gotico originario, dalle atmosfere misteriose.
Voglia di un tuffo dopo tanto scarpinare? A Jicin c’è un bellissimo parco acquatico per tutta la famiglia, con piscine, scivoli, trampolini e cascate.
La Testa del Gigante, la Rana, Biancaneve e i Sette Nani… sono i bizzarri abitanti di un’altra area bellissima fatta di monumenti rupestri. A pochi chilometri da Praga, ecco un mondo fatato, con tanto di castello (di Kokorín), scolpito nell’arenaria e un tempo abitato dai briganti. Simboli della regione di Kokorinsko sono però i cosiddetti “coperchi”: formazioni nate dall’erosione delle rocce calcaree, poggiate su colonne rocciose alte fino a 12 metri in un equilibrio assai precario. Per ammirare le torri di terra, destinate a sparire col tempo, c’è il sentiero Cinibulkova stezka, con tanto di labirinto e grotta artificiale.