NELL’ICONICO CLUB DI MILANO
PLASTIC
Un anti-inno per un’epoca fatta di contraddizioni
disponibile in digitale sempre dal 22 aprile
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“KABUL”, il nuovo singolo di FRANCESCO SACCO, una canzone di protesta travestita da brano pop-dance, verrà presentato live (con i musicisti Pit Coccato e Luca Pasquino, anche co-produttore del brano) venerdì 22 aprile al PLASTIC (Via Gargano, 15, 20139 Milano MI – ore 00.30, INGRESSO GRATUITO) iconico club che, sotto la direzione creativa di Nicola Guiducci, ha segnato la storia della night life milanese e mondiale. Fra i suoi frequentatori si annoverano Andy Warhol, Madonna, Elton John e molto altri nomi di spicco della musica e dell'arte. A seguire della presentazione ci sarà il dj set di Nicola Guiducci.
Sempre dal 22 aprile, il singolo sarà disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download (in pre-save https://bfan.link/kabul). Dopo “Vestiti”, singolo presentato a novembre 2021 all’interno di Milano Music Week, “Kabul” è il secondo brano inedito che anticipa il nuovo disco in uscita a maggio.
KABUL è un anti-inno perché racconta di un'epoca divisa tra violazioni dei diritti umani e continua ricerca di leggerezza. La cassa in quattro quarti e un arrangiamento dance sottolineano in modo ironico il testo, che fa riferimenti a Martin Luther King, a Kennedy e ai conflitti in Medio Oriente, fino ad arrivare, quasi grottescamente, a riflettere sul business dell’arte e della musica e sulle sue conquiste molto più venali: "L’importante è entrare in playlist, scalare la classifica, così ti canto una storia d’amore che finisce male: io amo il capitale".
La cover è a cura di Lucrezia Testa Iannilli, fotografa e performer che utilizza come strumento di visione il corpo umano e quello animale. Espone in Italia e all'estero, collabora con istituzioni quali l’Università LUISS e il museo MACRO di Roma.
«Ho scritto Kabul da arrabbiato, quindi il testo è arrivato molto in fretta: all’inizio ho annotato sul telefono durante un viaggio in tram “bum bum bum, scalare scalare scavare”, una specie di mantra, un anti-inno dell’età del mondo che stiamo vivendo e delle sue ingiustizie e contraddizioni. L’input per il testo è nato dalla frizione tra i fatti di cronaca che leggevo in quei giorni e l’indifferente normalità che mi circondava –dichiara Francesco Sacco – quindi ho voluto mettere un testo del genere su una base quasi dance, per sottolineare l’attitudine di un occidente tardo-capitalista che si gira dall’altra parte e continua a ballare su un mondo sempre più affaticato. Poi c’è anche un elemento di critica verso l’industria della musica e dell’arte, che spesso lavora solo per autoalimentarsi senza passare veri contenuti. In fondo "Kabul" è un "La locomotiva" di Guccini travestita da brano dei Daft Punk»
Francesco Sacco è un cantautore e polistrumentista con base a Milano. Da bambino studia musica classica, da adolescente si appassiona al blues e alla beat generation, poi approccia la musica elettronica, la performance e il sound design: da uno spettro di influenze musicali e artistiche molto vasto nasce un progetto cantautorale eclettico, fatto di incontri fra mondi musicali apparentemente lontani. Dopo anni di esperienze come autore e produttore per altri artisti e come compositore per brand di moda e spettacoli teatrali fonda il collettivo di arti performative “Cult of Magic” insieme a Giada Vailati e Samira Cogliandro, con il quale collabora con enti e musei nazionali, come Museonovecento di Firenze. Nel 2020 esordisce come cantautore con il disco “La Voce Umana”, uscito in digitale e in vinile per Artist First e presentato presso Triennale Milano. Dalla collaborazione con i producer xx.buio e paralisi e Luca Pasquino, produttore, polistrumentista e da sempre assiduo collaboratore di Francesco, nasce la produzione di “Vestiti”, brano che anticipa il nuovo lavoro, in uscita per Believe Distribution nel 2022. Mentre i testi si spostano da una dimensione intima a momenti di critica sociale, la produzione vira verso un sound più radicalmente elettronico, tagliente e diretto, nel quale c’è spazio per poche ma evidenti citazioni, come i rimandi al folk americano o a Bach.