BOMPIANI - PALMINTERI, COME L'ARANCIO AMARO

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La pianta dell’arancio amaro pare uno sbaglio di natura e invece è tanto forte che su di essa ogni innesto cresce rigoglioso e i frutti bastardi sono più dolci di quelli puri...

“Del resto se si parla di fimmine sempre guai ci sono in mezzo, diceva il barone.”

 

Agrigento, 1960. Carlotta ha studiato Legge ma non è potuta diventare avvocato perché è una donna, e così si è chiusa nel lavoro all’archivio notarile che la protegge da ogni emozione. Ma un giorno quel passato che la rende così refrattaria a ogni passione viene a visitarla proprio lì dentro, sotto forma dell’atto della terribile accusa rivolta da sua nonna paterna a sua madre: cioè di non averla davvero partorita...

Sarraca (in provincia di Agrigento), 1924. È inutile essere giovane e piena di progetti, se sei nata nel tempo e nel luogo sbagliato. Mentre da Roma scende l’onda nera del fascismo, Nardina deve rinunciare alla sua passione per la Giurisprudenza per sposare il nobile Carlo e dare una discendenza alla dinastia dei Cangialosi; e Sabedda, che pure è cresciuta in campagna e conosce le leggi della natura, non riesce a resistere al giovane barone Stefano e si trova incinta di un figlio che da sola non potrà crescere. I loro destini si intrecciano per sempre grazie al piano scellerato ordito da Bastiana, madre di Nardina, e dal campiere don Calogero, in odore di mafia. Ma come l’arancio amaro, con le sue spine e i suoi frutti asperrimi, è l’arbusto più fecondo su cui innestare i dolcissimi sanguinelli, così anche Carlotta – la creatura nata da tutto questo dolore – porterà in sé forza e bellezza come nessun’altra.

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