Dal 29 Gennaio 2025 al 09 Febbraio 2025
MILANO
LUOGO: Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente
INDIRIZZO: Via Filippo Turati 34
ORARI: tutti i giorni, compresi i festivi, ore 10-18.30
CURATORI: Giovanni Gazzaneo e Flavia Motolese
COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 02 6599803-6551445
SITO UFFICIALE: http://www.lapermanente.it
La mostra “Guglielmo Spotorno. L’arte della vita” è la personale ospitata nelle prestigiose sale della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano dal 30 gennaio al 9 febbraio 2025 a cura di Giovanni Gazzaneo e Flavia Motolese. La rassegna celebra la straordinaria carriera artistica di Guglielmo Spotorno e presenta i principali cicli del suo percorso creativo – che ha saputo unire arte, vita e ricerca filosofica – attraverso quaranta dipinti.
Accompagna l’evento una importante monografia, che porta il titolo della mostra, con i saggi del cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, di Stefano Zuffi e dei curatori della mostra Giovanni Gazzaneo e Flavia Motolese. La ricca antologia critica raccoglie i contributi di numerosi studiosi, da Luciano Caprile a Elena Pontiggia, da Claudio Cerritelli a Flaminio Gualdoni. Trecentoventi pagine con un ricco apparato iconografico, per approfondire il viaggio creativo e umano di Guglielmo Spotorno, con foto, anche di opere inedite, realizzate da Max Mandel. Il volume è edito da Crocevia.
Scrive Giovanni Gazzaneo: “Quando una vita diventa arte e l’arte diventa vita? In tanti artisti vita e opere non sono tutt’uno. In Guglielmo Spotorno vita e arte sono inscindibili. Pescatore, pittore, poeta, imprenditore, collezionista, filosofo, giornalista, e altro ancora. Tante vite che trovano nella sua pittura, nei suoi colori carichi di luce, il naturale esito e il felice intreccio creativo. Non si può comprendere la sua arte se non si conosce l’uomo e la sua storia”. In questa terza mostra dedicatagli dal Museo della Permanente viene presentato il suo percorso creativo cominciato oltre settant’anni fa quando, dodicenne, con il disegno ‘Incubo’ vince il primo premio alla ‘Mostra Artistica Internazionale della Scuola’, grazie a uno stile del tutto originale. Invitato a Roma per il ritiro del premio viene notato da Federico Fellini che lo vuole conoscere. Grazie ai suoi genitori – Franco, imprenditore e collezionista, ed Enrica, gallerista e scultrice – il mondo dell’arte è da sempre il suo mondo, anche grazie alla frequentazione di grandi protagonisti del Novecento come Sutherland e Matta, Guerreschi e Ferroni, Jorn e Lam, Baj e Casorati.
Per Giovanni Gazzaneo “in Guglielmo vince la vita, la sete di orizzonti, la sete di conoscenza, la voglia di creare, il desiderio di mettersi alla prova, di superare il limite. Non la sfida per il gusto della sfida, ma la sfida per il gusto di andare oltre, di vedere cosa c’è di più profondo, di più vero, di più interessante, di più amabile. Nella sua ricerca creativa ha sete di abbracciare tutto, dalla Genesi al mondo globalizzato […] Che siano fiori recisi o il mare della sua Liguria, lo sguardo che contempla la natura è sempre uno sguardo pieno di meraviglia. Guglielmo non si lascia catturare dal dettaglio e non si sofferma sul dettaglio. Abbraccia la realtà come ha vissuto la vita: ci si tuffa dentro. La vive toccandola, assaporandola, odorandola, amandola. Non conosce vie di mezzo: in quello che fa, in quello che vede, in quello che pensa, in quello che dipinge c’è sempre tutto sé stesso. Niente di meno dell’intera esistenza. L’immagine traspare nel dialogo serrato tra il racconto che scaturisce dalla realtà vissuta e la potenza inesauribile e senza confini della fantasia e del sogno, tra luce e tenebra, conoscenza e mistero”.
Il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, commenta: “Molte delle opere di Spotorno si concentrano su simboli che evocano caos e inquietudine: onde agitate, città desolate, cieli oscuri. La sua scelta di rappresentare il mondo naturale e il contesto urbano come luoghi di conflitto suggerisce un’anima in perenne lotta con sé stessa e con le circostanze esterne. Questi elementi non sono mai meramente descrittivi; piuttosto, fungono da specchi emotivi attraverso i quali l’artista esplora le tensioni. Del resto, la vita si srotola come una domanda insistente, ed è nella vulnerabilità che cerchiamo un senso. Le sue tele sono caratterizzate da un uso vibrante del colore, dove tonalità di bianco, giallo e blu si intrecciano per formare composizioni che suggeriscono una sensazione di speranza e di elevazione. La lotta tra chiarore e oscurità richiama il tema della creazione e della redenzione. Alcune tele sono dominate da pennellate di colore chiaro, bianco o giallo, che emergono da un fondo nero, creando un senso di lotta e speranza”.
Flavia Motolese afferma: “Il suo stile si fa sempre più simbolico, i colori intensi creano giochi di forme che oscillano tra geometrie e biomorfismo, che si trasformano fluidamente facendo perdere i contorni alla realtà e acquistare significato all’astrazione. In quest’intersezione tra Surrealismo ed Espressionismo astratto, esplora le complessità dell’esperienza umana nel tempo e fuori dal tempo. Dal subconscio individuale all’inconscio collettivo, l’esigenza di vedere dentro sè stessi coincide con quella di indagare la società contemporanea e così, all’inizio degli Anni Duemila, nasce il ciclo delle ‘Città umanizzate’, che sono forse la sua intuizione più originale e potente. In queste opere provocatorie, l’artista mostra le drammatiche contraddizioni della società contemporanea, lasciando che siano gli edifici dei paesaggi urbani a parlare al posto degli abitanti. I dipinti immaginano le città dall’alto: luoghi in cui dolore e quotidianità sembrano intrecciarsi nella solitudine della vita metropolitana, trasformandosi in gabbie che deprivano le persone della loro umanità”.
Stefano Zuffi, critico e storico dell’arte, ci presenta Armonia e silenzio, l’opera “guida” della mostra della Permanente: “Tela dopo tela, serie dopo serie entriamo nell’armonia tonale cercata e trovata da Spotorno: Armonia e silenzio è il titolo del quadro in cui compaiono arcane forme celesti. È l’opera che l’artista considera ‘il mio dipinto più importante’. È una lettura intima della realtà affidata ad accenni, a tratti lievi, ad accordi di colori e di segni. Una tessitura in cui evocazione onirica, allusione, fantasia, impressione, realtà si fondono insieme. Le forme spuntano, sbocciano, fermentano, si incontrano, sembrano volersi incastrare ma poi si dividono di nuovo, come per una necessità biologica di vita, di riproduzione, di movimento”.
“I miei quadri parlano per me – afferma Guglielmo Spotorno –. Sono la mia vita inquieta, che ha sempre fatto troppe domande a sé stessa e a chi ha incontrato. Sono l’occhio che spia in molte direzioni. La coerenza abita nei colori che amo, e che dialogano nel loro incidere la tela. Il nero e il bianco si danno reciproca energia. Anche se non si vedono nei quadri, in realtà nero e bianco ci sono. Poli opposti di un’inquietudine che avevo fin da bambino. Non stavo mai fermo, volevo sempre guardare oltre”.
Guglielmo Spotorno (Milano, 1938) è artista, poeta e imprenditore. Fin dall’infanzia manifesta un talento precoce per il disegno, vincendo già nel 1951 il premio alla “Mostra Artistica Internazionale della Scuola” e il “Premio Nazionale Società Motta-Alemagna”. Cresce in un ambiente culturale stimolante, frequentando la galleria d’arte diretta dalla madre Enrica, dove ha modo di confrontarsi con artisti come Arturo Martini, Mario Sironi e Felice Casorati. Dopo studi classici e due lauree in Scienze Politiche e Filosofia all'Università Cattolica di Milano, intraprende un percorso artistico che unisce pittura e riflessione filosofica, dando vita a opere dal forte carattere informale. Rivolge il suo interesse al gruppo Cobra, in particolare a Jorn e a Sutherland, che influenzano la sua pittura e ai maestri dell’avanguardia italiana e internazionale come Lam, Fontana, Baj che lo accompagnano nel suo percorso artistico.
Nel 1982 vince il premio di pittura “Città di Milano”, promosso da Farmitalia Carlo Erba e nello stesso anno riceve il diploma di merito al “Premio di Pittura e Grafica”, con la giuria presieduta da Dino Villani. Nel 1989 vince il premio di pittura “Dino Buzzati”.
Nel 2014 inizia un’intensa attività espositiva, con la personale “Guglielmo Spotorno. Tra Surreale e Reale. Opere dagli anni ‘70” alla Fondazione Stelline di Milano curata da Luciano Caprile ed Elena Pontiggia. Seguono nel 2015 “Le città e l’altrove”, a cura di Nicoletta Pallini presso il Museo della Permanente di Milano e nel 2017 “Autoritratto” a cura di Flaminio Gualdoni al Centro Culturale di Milano. Nel 2018 espone al Circolo degli Artisti di Albissola Marina con la personale “Alla conquista del tempo” a cura di Luciano Caprile. Nel 2019 è presente a Berlino e Tirana, riceve una Menzione d’onore alla 3ª Biennale di Genova e viene allestita l’esposizione “Guglielmo Spotorno. Al di là dell’apparire”, curata da Ermanno Tedeschi, nella chiesa di San Domenico ad Alba, in collaborazione con la Famija Albèisa. Sempre nel 2019 il Museo della Permanente ospita “Ricordi dal futuro” a cura di Claudio Cerritelli. Nel 2020, è presente ad ArteGenova e nello stesso anno dona tre opere del ciclo “Cristo cittadino” alla Collezione d’Arte della Fondazione Crocevia. Il trittico viene collocato presso la sede storica dell’Università Cattolica a Milano. Nel 2021 espone al Palazzo Pretorio di Anghiari e al Castello Malaspina di Massa in due mostre personali legate alla sua partecipazione come “Art Ambassador” in rappresentanza dell’Italia nella mostra “Pace e Amore. Italian Selection for Expo 2021” ad Abu Dhabi, evento ufficiale di Expo Dubai 2021, a cura di Giammarco Puntelli. Nel 2022 è presente a Siena con la mostra “Prima l’idea dopo il colore” presso Palazzo Chigi Zondadari e a Savona nello Spazio Espositivo della Curia vescovile dove, insieme con lo scultore Roberto Scarpone, propone “L’incontro”, opere in dialogo dei due artisti, a cura di Paola Gargiulo e Flavia Motolese. Nel 2023 riceve la Medaglia alla Carriera per i 50 anni d’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Sono gli anni dedicati alla riscoperta delle radici: Celle Ligure, il paese del padre, diventa il luogo prediletto. Qui Spotorno continua la sua vita tra arte e impresa nella casa-studio, circondato dalla natura e dalle opere degli artisti che ha frequentato e amato.
Accompagna l’evento una importante monografia, che porta il titolo della mostra, con i saggi del cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, di Stefano Zuffi e dei curatori della mostra Giovanni Gazzaneo e Flavia Motolese. La ricca antologia critica raccoglie i contributi di numerosi studiosi, da Luciano Caprile a Elena Pontiggia, da Claudio Cerritelli a Flaminio Gualdoni. Trecentoventi pagine con un ricco apparato iconografico, per approfondire il viaggio creativo e umano di Guglielmo Spotorno, con foto, anche di opere inedite, realizzate da Max Mandel. Il volume è edito da Crocevia.
Scrive Giovanni Gazzaneo: “Quando una vita diventa arte e l’arte diventa vita? In tanti artisti vita e opere non sono tutt’uno. In Guglielmo Spotorno vita e arte sono inscindibili. Pescatore, pittore, poeta, imprenditore, collezionista, filosofo, giornalista, e altro ancora. Tante vite che trovano nella sua pittura, nei suoi colori carichi di luce, il naturale esito e il felice intreccio creativo. Non si può comprendere la sua arte se non si conosce l’uomo e la sua storia”. In questa terza mostra dedicatagli dal Museo della Permanente viene presentato il suo percorso creativo cominciato oltre settant’anni fa quando, dodicenne, con il disegno ‘Incubo’ vince il primo premio alla ‘Mostra Artistica Internazionale della Scuola’, grazie a uno stile del tutto originale. Invitato a Roma per il ritiro del premio viene notato da Federico Fellini che lo vuole conoscere. Grazie ai suoi genitori – Franco, imprenditore e collezionista, ed Enrica, gallerista e scultrice – il mondo dell’arte è da sempre il suo mondo, anche grazie alla frequentazione di grandi protagonisti del Novecento come Sutherland e Matta, Guerreschi e Ferroni, Jorn e Lam, Baj e Casorati.
Per Giovanni Gazzaneo “in Guglielmo vince la vita, la sete di orizzonti, la sete di conoscenza, la voglia di creare, il desiderio di mettersi alla prova, di superare il limite. Non la sfida per il gusto della sfida, ma la sfida per il gusto di andare oltre, di vedere cosa c’è di più profondo, di più vero, di più interessante, di più amabile. Nella sua ricerca creativa ha sete di abbracciare tutto, dalla Genesi al mondo globalizzato […] Che siano fiori recisi o il mare della sua Liguria, lo sguardo che contempla la natura è sempre uno sguardo pieno di meraviglia. Guglielmo non si lascia catturare dal dettaglio e non si sofferma sul dettaglio. Abbraccia la realtà come ha vissuto la vita: ci si tuffa dentro. La vive toccandola, assaporandola, odorandola, amandola. Non conosce vie di mezzo: in quello che fa, in quello che vede, in quello che pensa, in quello che dipinge c’è sempre tutto sé stesso. Niente di meno dell’intera esistenza. L’immagine traspare nel dialogo serrato tra il racconto che scaturisce dalla realtà vissuta e la potenza inesauribile e senza confini della fantasia e del sogno, tra luce e tenebra, conoscenza e mistero”.
Il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, commenta: “Molte delle opere di Spotorno si concentrano su simboli che evocano caos e inquietudine: onde agitate, città desolate, cieli oscuri. La sua scelta di rappresentare il mondo naturale e il contesto urbano come luoghi di conflitto suggerisce un’anima in perenne lotta con sé stessa e con le circostanze esterne. Questi elementi non sono mai meramente descrittivi; piuttosto, fungono da specchi emotivi attraverso i quali l’artista esplora le tensioni. Del resto, la vita si srotola come una domanda insistente, ed è nella vulnerabilità che cerchiamo un senso. Le sue tele sono caratterizzate da un uso vibrante del colore, dove tonalità di bianco, giallo e blu si intrecciano per formare composizioni che suggeriscono una sensazione di speranza e di elevazione. La lotta tra chiarore e oscurità richiama il tema della creazione e della redenzione. Alcune tele sono dominate da pennellate di colore chiaro, bianco o giallo, che emergono da un fondo nero, creando un senso di lotta e speranza”.
Flavia Motolese afferma: “Il suo stile si fa sempre più simbolico, i colori intensi creano giochi di forme che oscillano tra geometrie e biomorfismo, che si trasformano fluidamente facendo perdere i contorni alla realtà e acquistare significato all’astrazione. In quest’intersezione tra Surrealismo ed Espressionismo astratto, esplora le complessità dell’esperienza umana nel tempo e fuori dal tempo. Dal subconscio individuale all’inconscio collettivo, l’esigenza di vedere dentro sè stessi coincide con quella di indagare la società contemporanea e così, all’inizio degli Anni Duemila, nasce il ciclo delle ‘Città umanizzate’, che sono forse la sua intuizione più originale e potente. In queste opere provocatorie, l’artista mostra le drammatiche contraddizioni della società contemporanea, lasciando che siano gli edifici dei paesaggi urbani a parlare al posto degli abitanti. I dipinti immaginano le città dall’alto: luoghi in cui dolore e quotidianità sembrano intrecciarsi nella solitudine della vita metropolitana, trasformandosi in gabbie che deprivano le persone della loro umanità”.
Stefano Zuffi, critico e storico dell’arte, ci presenta Armonia e silenzio, l’opera “guida” della mostra della Permanente: “Tela dopo tela, serie dopo serie entriamo nell’armonia tonale cercata e trovata da Spotorno: Armonia e silenzio è il titolo del quadro in cui compaiono arcane forme celesti. È l’opera che l’artista considera ‘il mio dipinto più importante’. È una lettura intima della realtà affidata ad accenni, a tratti lievi, ad accordi di colori e di segni. Una tessitura in cui evocazione onirica, allusione, fantasia, impressione, realtà si fondono insieme. Le forme spuntano, sbocciano, fermentano, si incontrano, sembrano volersi incastrare ma poi si dividono di nuovo, come per una necessità biologica di vita, di riproduzione, di movimento”.
“I miei quadri parlano per me – afferma Guglielmo Spotorno –. Sono la mia vita inquieta, che ha sempre fatto troppe domande a sé stessa e a chi ha incontrato. Sono l’occhio che spia in molte direzioni. La coerenza abita nei colori che amo, e che dialogano nel loro incidere la tela. Il nero e il bianco si danno reciproca energia. Anche se non si vedono nei quadri, in realtà nero e bianco ci sono. Poli opposti di un’inquietudine che avevo fin da bambino. Non stavo mai fermo, volevo sempre guardare oltre”.
Guglielmo Spotorno (Milano, 1938) è artista, poeta e imprenditore. Fin dall’infanzia manifesta un talento precoce per il disegno, vincendo già nel 1951 il premio alla “Mostra Artistica Internazionale della Scuola” e il “Premio Nazionale Società Motta-Alemagna”. Cresce in un ambiente culturale stimolante, frequentando la galleria d’arte diretta dalla madre Enrica, dove ha modo di confrontarsi con artisti come Arturo Martini, Mario Sironi e Felice Casorati. Dopo studi classici e due lauree in Scienze Politiche e Filosofia all'Università Cattolica di Milano, intraprende un percorso artistico che unisce pittura e riflessione filosofica, dando vita a opere dal forte carattere informale. Rivolge il suo interesse al gruppo Cobra, in particolare a Jorn e a Sutherland, che influenzano la sua pittura e ai maestri dell’avanguardia italiana e internazionale come Lam, Fontana, Baj che lo accompagnano nel suo percorso artistico.
Nel 1982 vince il premio di pittura “Città di Milano”, promosso da Farmitalia Carlo Erba e nello stesso anno riceve il diploma di merito al “Premio di Pittura e Grafica”, con la giuria presieduta da Dino Villani. Nel 1989 vince il premio di pittura “Dino Buzzati”.
Nel 2014 inizia un’intensa attività espositiva, con la personale “Guglielmo Spotorno. Tra Surreale e Reale. Opere dagli anni ‘70” alla Fondazione Stelline di Milano curata da Luciano Caprile ed Elena Pontiggia. Seguono nel 2015 “Le città e l’altrove”, a cura di Nicoletta Pallini presso il Museo della Permanente di Milano e nel 2017 “Autoritratto” a cura di Flaminio Gualdoni al Centro Culturale di Milano. Nel 2018 espone al Circolo degli Artisti di Albissola Marina con la personale “Alla conquista del tempo” a cura di Luciano Caprile. Nel 2019 è presente a Berlino e Tirana, riceve una Menzione d’onore alla 3ª Biennale di Genova e viene allestita l’esposizione “Guglielmo Spotorno. Al di là dell’apparire”, curata da Ermanno Tedeschi, nella chiesa di San Domenico ad Alba, in collaborazione con la Famija Albèisa. Sempre nel 2019 il Museo della Permanente ospita “Ricordi dal futuro” a cura di Claudio Cerritelli. Nel 2020, è presente ad ArteGenova e nello stesso anno dona tre opere del ciclo “Cristo cittadino” alla Collezione d’Arte della Fondazione Crocevia. Il trittico viene collocato presso la sede storica dell’Università Cattolica a Milano. Nel 2021 espone al Palazzo Pretorio di Anghiari e al Castello Malaspina di Massa in due mostre personali legate alla sua partecipazione come “Art Ambassador” in rappresentanza dell’Italia nella mostra “Pace e Amore. Italian Selection for Expo 2021” ad Abu Dhabi, evento ufficiale di Expo Dubai 2021, a cura di Giammarco Puntelli. Nel 2022 è presente a Siena con la mostra “Prima l’idea dopo il colore” presso Palazzo Chigi Zondadari e a Savona nello Spazio Espositivo della Curia vescovile dove, insieme con lo scultore Roberto Scarpone, propone “L’incontro”, opere in dialogo dei due artisti, a cura di Paola Gargiulo e Flavia Motolese. Nel 2023 riceve la Medaglia alla Carriera per i 50 anni d’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Sono gli anni dedicati alla riscoperta delle radici: Celle Ligure, il paese del padre, diventa il luogo prediletto. Qui Spotorno continua la sua vita tra arte e impresa nella casa-studio, circondato dalla natura e dalle opere degli artisti che ha frequentato e amato.