Venerdì 21 gennaio esce su tutti i siti musicali di riferimento su Jaywork Music Group "Take me Over", l’album di EmaErrE. Abbiamo incontrato l'artista per farci raccontare un po' del suo variegato mondo musicale. Protagonista anche di un tributo a Freddie Mercury e Queen di notevole successo, EmaErrE questa volta canta musica sua.
Come è nato questo tuo album, "Take me Over"?
L’album è nato un po’ per gioco e un po’ per scelta, nel senso che da un’idea iniziale di collaborare su alcuni brani, con alcuni colleghi della scena musicale ferrarese, ci siamo chiesti se avessimo voglia di realizzare un album completo, raccogliendo materiale rimasto nel famoso “cassetto”, o scrivendo nuova musica. E’ nato cosi il concept dell’album, che tra varie peripezie, e dopo qualche anno di lavoro, ha visto finalmente la luce.
Come è andata la fase di produzione e arrangiamento delle canzoni di "Take me Over"? Vuoi segnalarci qualche tuo collaboratore, etc?
Saluto innanzitutto il mio principale collaboratore e coproduttore dell’album Marco Di Giuseppe, nonché altri due miei colleghi che hanno contribuito alla scrittura di alcuni brani dell’album, Phil Grandini e Andrea Baino. I brani sono stati completamente scritti, prodotti, arrangiati e masterizzati nei nostri studi casalinghi; ciò ha richiesto un notevole sforzo lavorativo, in termini di concentrazione e di “smart working”, essendo io a Firenze e il resto della produzione a Ferrara. E’ stata una bella sfida che crediamo di aver vinto!
"Take me Over" come lo definiresti dal punto di vista musicale? E i testi?
Le influenze attingono dalle nostre formazioni musicali, e dalle nostre passioni; una vera e propria definizione è difficile darla, diciamo che potrebbe essere una sorta di “rockelettropop’80”… ma suona pretenzioso e anche bruttino a mio parere, direi! Ad ogni modo, si sentono fortemente i richiami al sound degli anni ’80, dai quali provengo sia come nascita che come influenze, affiancando la presenza della voce (e delle voci, tutte realizzate da me) e cercando di darle un forte risalto nella fase di produzione.
Ci sono ballad, brani pop, brani rock, un po’ di tutto. Per quanto riguarda i testi, tutti miei, ho cercato di inserire riferimenti a tutto ciò che mi colpisce e che mi stupisce, a ciò che mi emoziona e mi fa riflettere. Mai banali, a volte un po’ cervellotici, altre volte semplicemente ritmici e più leggeri, ma sempre con un forte senso di coerenza nei valori in cui credo.
Come è nato il tuo rapporto con Jaywork Music Group?
Anche qua torna il caso, mi sono stati introdotti dal mio amico, produttore e collega Andrea Baino, che già collaborava con l’etichetta per suoi progetti, e da lì abbiamo sviluppato la collaborazione… la conoscenza di persona ahimè, visti i tempi, è stata rimandata a data da destinarsi!
Come vedi il presente ed il futuro di chi fa musica?
Credo che l’aspetto fondamentale che dovrebbe caratterizzare il musicista di oggi è la resilienza. Il sapere resistere nonostante gli tsunami che ci colpiscono regolarmente, le porte in faccia, le disillusioni e le sconfitte, perché resistendo e credendo in ciò che si fa, i risultati arrivano sempre. Il futuro è pieno di possibilità, credo che spetti sia a chi crea musica che a chi la distribuisce, indirizzare gli ascoltatori verso qualità e bellezza, in fondo siamo stati in grado di creare grande musica in passato, lo facciamo anche nel presente, perché non può esserlo in futuro?
A che punto ti senti della tua carriera musicale?
Credo di essere in un costante inizio, non ho mai voluto pormi dei limiti e tantomeno mi sento o mi sentirò mai “arrivato”, anzi, le esperienze che la vita ci fa sperimentare sono infinite, e mi piace cercare di trasformarle in musica! Per cui, sì, nonostante gli anni di carriera alle spalle, credo di essere sempre ad una sorta di punto di partenza, che mi serve per trovare nuovi stimoli creativi.
Come racconteresti il momento che stiamo vivendo dal punto di vista musicale?
Definirei il periodo attuale con una parola: ROCK. Il rock è così, ti sconvolge, attinge al tuo profondo e lo tira fuori con forza, e non è quasi mai tranquillo. Ecco, questo periodo sta tirando fuori molte emozioni, contrastanti, che si trasformano in azioni, a volte pericolose, altre volte importanti, altre ancora utili. Credo che il rock possa bene interpretare il periodo che stiamo vivendo, cambiamenti epocali, cose talmente nuove che spaventano ma che danno modo di riflettere, e come nelle più grandi canzoni rock, si urla di brutto!
Credo che abbiamo di fronte delle sfide molto forti, come artisti e musicisti, e come già detto prima, non bisogna arrendersi!
Cosa farai adesso che il disco è finito?
Mi dedicherò alla promozione, sui social ma anche dal vivo, e continuerò a suonare live col mio progetto tributo a Freddie Mercury e Queen, e allo stesso tempo a creare nuova musica! Magari arriverà un secondo album a breve… chissà?