Oggi, nel Giardino delle Fontane all’interno del MANN, il prestigioso Museo Archeologico di Napoli, sono ospitati da Paolo Giulierini, Direttore del Museo, il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, Andrea Rigoni, Presidente di Rigoni di Asiago Srl, Enrico Bressan, Presidente di Fondaco Italia ed il restauratore Luca Pantone.
Il momento di incontro è dedicato alla svelatura della splendida “fontana in porfido rosso” che segna il traguardo alla settima tappa de “La natura nel cuore di … Napoli” progetto sostenuto da Rigoni di Asiago in collaborazione con Fondaco Italia.
Sette città, da Nord a Sud, attraverso le quali Rigoni di Asiago sta realizzando un “museo itinerante” lungo lo stivale per offrire alle persone che viaggiano un modo diverso di vedere ed interpretare l’arte, di apprezzare opere che purtroppo non godono della giusta attenzione, tanto è vasto il patrimonio del nostro Paese.
Il progetto “La natura nel cuore di…”, è iniziato nel 2015 con l’importante intervento di recupero dell’Atrio dei Gesuiti (l’entrata storica del prestigioso Palazzo di Brera a Milano); nel 2016/2017 con il restauro dell’originale della statua di San Teodoro (il primo Patrono di Venezia) in Palazzo Ducale; nel 2018 con il restauro della fontana “Venezia sposa il mare” nel cortile di Palazzo Venezia a Roma; nel 2019 con il restauro della Chiesa rupestre di San Giovanni in Monterrone a Matera; nel 2020 con i dipinti delle lunette lato est ed angolo sud del Chiostro Grande di Santa Maria Novella a Firenze; nel 2021/2022 a Bergamo, con il restauro della Fontana Contarini in Piazza Vecchia, ed infine oggi a Napoli con il restauro della Fontana in porfido rosso.
“La natura nel cuore di ….”Ad ottobre si aprirà una seconda votazione on line sui social di Rigoni di Asiago con protagoniste altre tre capitali della cultura italiana: Mantova, la città dei Gonzaga, Ascoli, il salotto monumentale sulle sponde del fiume Piceno e Palermo crocevia storico.
Paolo Giulierini, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli
“Il felice incontro con il progetto Rigoni di Asiago per l'Arte ci ha visto subito in immediata sintonia: la scelta di restaurare la preziosa vasca di fontana in porfido rosso dalle Terme di Caracalla vuole essere un ulteriore segno di attenzione per la rinascita e la cura degli spazi verdi all'interno del MANN. Il prezioso manufatto, posto al centro del giardino delle Fontane, è parte integrante della nostra collezione Farnese, così come la sosta nei tre giardini storici è tappa irrinunciabile della esperienza di visita. Complimenti a Rigoni per aver realizzato, attraverso il suo 'tour' e il coinvolgimento della rete, una iniziativa originale che diffonde l'amore per il patrimonio artistico italiano”.
Andrea Rigoni, Presidente di Rigoni di Asiago Srl
“Sono veramente felice di sbarcare a Napoli, nell’anno del centenario della mia azienda. La città partenopea è la settima tappa del nostro progetto “La natura nel cuore di …” che abbiamo iniziato nel 2015 in collaborazione con Fondaco Italia.
Il mio personale rapporto con le opere d’arte, che abbiamo sin qui restaurato, è molto profondo e non nascondo di essere orgoglioso perché ad esse, siamo riusciti a dare un futuro migliore. In particolare, questa fontana in porfido rosso mi ha “rapito” riportandomi all’epoca dei grandi personaggi dell’antica Roma. Desidero ringraziare tutti coloro che hanno votato questa città, contribuendo così alla rinascita di questa opera. Auspico che essa possa essere motivo di ulteriore interesse e curiosità, affinché sempre più persone vengano a visitare Napoli con il suo MANN, che rappresenta l’eccellenza della bellezza del nostro Paese!
Enrico Bressan, Presidente di Fondaco Italia
“Sono particolarmente orgoglioso di aver realizzato questo restauro a Napoli all’interno del MANN, tra i più prestigiosi musei archeologici del Mondo, perché all’impegno di Rigoni di Asiago si è aggiunta anche la forza di oltre 30.000 persone che, con il loro voto on line, hanno voluto confermare il valore e la centralità del patrimonio storico-artistico del nostro Paese. In questo particolare momento storico abbiamo bisogno di esempi positivi e concreti, abbiamo bisogno di messaggi valoriali, abbiamo bisogno di persone che, grazie al loro agire quotidiano serio, intraprendente, coerente e professionale contribuiscano ad attirare l’interesse
in particolare, dei giovani. La responsabilità sociale d’impresa è una forma di cultura in forza della quale può e deve scaturire anche un rinnovato spirito di appartenenza e la consapevolezza che possiamo progettare un futuro (un nuovo rinascimento) soltanto se conosciamo e valorizziamo il nostro passato. Dal 2015 Andrea Rigoni e la sua azienda, che desidero ringraziare, con grande serietà e partecipazione, stanno rinnovando di anno in anno questo impegno che auspico con forza sia a tutti gli effetti un esempio al quale guardare con interesse e concretezza e che venga raccolto anche da altre imprese illuminate per implementare e rafforzare il non più derogabile rapporto pubblico-privato”.
Il restauro è stato realizzato da Pantone Restauri di Roma.
Cenni storici
Napoli, illustre e prestigiosa capitale dell’arte a cui Goethe nel suo celebre “Viaggio in Italia”, compiuto alla fine del ‘700, ha dedicato il motto: “Vedi Napoli e poi muori” per sottolineare l’unicità delle sue bellezze artistiche e paesaggistiche è oggi la protagonista.
A beneficiare della sensibilità di Rigoni di Asiago in questa occasione è stata la bellissima fontana in porfido
rosso, la “grande tazza”, in latino labrum, rinvenuta presso le Terme di Caracalla a Roma durante gli scavi condotti dalla potente famiglia Farnese nel corso del XVI secolo. Si tratta di un manufatto molto raffinato, probabilmente commissionato da un imperatore romano per un edificio pubblico. L’oggetto si data alla prima metà del II secolo d.C., tra l’età di Traiano e quella di Adriano.
In quell’epoca, infatti, era particolarmente diffuso l’uso del porfido.
La vasca è registrata nell’inventario di Palazzo Farnese a Roma dal 1644 (in Campo dei Fiori, attualmente sede dell’Ambasciata di Francia in Italia). Come il resto della Collezione Farnese, l’opera fu ereditata da Carlo di Borbone per via materna e nel 1789 fu registrata nell’inventario del Museum Herculanense di Portici. Compare, allo stato di frammenti, nell’inventario del 1796 del Nuovo Museo e Fabbrica della porcellana di Napoli, per essere infine restaurata nel 1808, per la prima volta, con integrazioni in gesso e trasferita definitivamente al Real Museo Borbonico, di cui il MANN è l’erede.
MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli – Cenni storico-artistici
L’origine e la formazione delle collezioni sono legate alla figura di Carlo di Borbone, sul trono del Regno di Napoli dal 1734, e alla sua politica culturale: il re promosse l’esplorazione delle città vesuviane sepolte dall’eruzione del 79 d.C. (iniziata nel 1738 a Ercolano, nel 1748 a Pompei) e progettò la realizzazione in città
di un “Museo Farnesiano”, trasferendo dalle residenze di Roma e Parma parte della ricca collezione ereditata dalla madre Elisabetta Farnese.
Si deve al figlio Ferdinando IV, sul trono di Napoli dal 1759, la scelta di riunire nell’attuale edificio, l’antico Palazzo degli Studi – costruito nel 1586 con la destinazione di cavallerizza (mai completata) e dal 1615 fino al 1777 sede dell’Università - i due nuclei della Collezione Farnese e della raccolta di reperti vesuviani già esposta nel Museo Ercolanese all’interno della Reggia di Portici.
Dal 1777 l’edificio fu interessato da una lunga fase di lavori di ristrutturazione e progetti di ampliamento, affidati agli architetti Ferdinando Fuga e Pompeo Schiantarelli. Nel decennio della dominazione francese (1806-1815) furono realizzati i primi allestimenti e con il ritorno dei Borbone a Napoli nel 1816 assunse la denominazione di Real Museo Borbonico. Concepito come Museo universale, ospitava istituti e laboratori (la Real Biblioteca, l’Accademia del Disegno, l’Officina dei Papiri), trasferiti in altre sedi nel secondo dopoguerra.
Le collezioni del Museo, divenuto Nazionale nel 1860, sono andate arricchendosi con l’acquisizione di reperti provenienti dagli scavi nei siti della Campania e dell’Italia Meridionale e dal collezionismo privato. Il trasferimento della Pinacoteca a Capodimonte nel 1957 ne determina l’attuale fisionomia di Museo Archeologico