"Nonno Guido amava ripetere che il vino buono è quello che ne bevi un po' e poi ti vien sete e voglia di berne ancora un po’. E per non sbagliarsi se ne andava a letto con una piccola caraffa, perché non si sa mai." Simone Nera
La Valtellina è una delle più importanti aree viticole della Lombardia, particolarmente vocata per i vini rossi. Questo sia per l'esposizione direttamente a suddei crinali settentrionali sui quali sono stati impiantati i vigneti sia per questioni climatiche: le modeste precipitazioni ugualmente distribuite nel corso dell'anno sono particolarmente adatte alla viticoltura. Le Alpi Retiche, inoltre, proteggono la valle dai venti freddi del nord e le Orobie con l'Adamello fanno da schermo a quelli meridionali. Ciliegina sulla torta, la breva, brezza originaria dal lago di Como che spira durante la bella stagione trascinando con sé correnti d'aria tiepida che aiutano l'impollinazione e asciugano terreno e piante. Proprio per queste peculiarità la coltivazione dei vigneti in Valtellina risale ad epoche antichissime. Storicamente si hanno notizie della viticoltura in zona fin dall'epoca carolingia, e da allora poche cose sono cambiate nella fatica dei viticoltori. Qui i vigneti sono piantati su terrazzamenti sorretti da muri a secco, talmente estesi da costituire l'area terrazzata più vasta d'Italia e candidati ad essere iscritti fra i beni Unesco come patrimonio Culturale dell'Umanità, che permettono solo una viticoltura interamente manuale così che ancora oggi, in periodo di vendemmia, si vedono i lavoranti con a spalla le gerle piene di grappoli d'uva, uva pronta a regalare una produzione di qualità in grado di deliziare i palati, con etichette di carattere che si declina in: Sforzato di Valtellina D.O.C.G., Valtellina Superiore D.O.C.G. con le varie sottozone Sassella, Inferno, Grumello, Valgella e le relative Riserve di assoluto prestigio, il Rosso di Valtellina D.O.C. e gli I.G.T. Terrazze Retiche di Sondrio Rosso, Bianco e Passito Rosso.
Vigneti davvero unici, tra edifici storici, sia civili che religiosi di notevole interesse artistico, che abbiamo deciso di visitare e vivere almeno per un giorno. Così, da Milano, dopo circa due ore di viaggio, eccoci giunti tra vigneti che fanno bella mostra di sé con i nomi dei produttori, ben visibili dalla statale che stiamo percorrendo. Ancora qualche chilometro ed eccoci a Chiuro dove hanno sede le Cantine Nera e Caven, realtà a conduzione familiare tra le più importanti e prestigiose della Valtellina, con una lunga tradizione nella coltivazione dei vigneti coi quali puntano ad una produzione di uve sane e di alta qualità con l’obiettivo di valorizzare la territorialità dei vitigni e creare prodotti di alta qualità̀ con caratteristiche uniche tanto da ottenere attestati di merito a livello nazionale e internazionale. "Il nostro Inferno si aggiudica riconoscimenti nazionali e internazionali ogni anno fin dagli anni ‘70. Tra gli altri il Douja d’or della Camera di commercio di Asti e il Cervim, premio internazionale dedicato ai vini di montagna, indetto dall’omonimo istituto di ricerca valdostano" ci racconta, con una punta d'orgoglio, Pietro Nera, decano dei produttori di vino valtellinesi e Patron dell’azienda.
CANTINE NERA E CAVEN
Una tradizione che l'anno prossimo spegnerà 80 candeline. Tutto ebbe inizio, infatti, nel 1940, con Guido Nera. Negli anni ’50 l'attività passò nelle mani del figlio Pietro che ancor oggi è al timone coi figli Simone, commerciale,e Stefano, enologo di grande reputazione ed esperienza, nonchè animadi questa affermata cantina, diventata, con la più giovane Caven, nome derivante dal ritrovamento, tra i vigneti, di alcuni segni rupestri sulle rocce, risalenti alla cività Camuna, la più importante realtà della valle grazie ai suoi oltre 30 ettari di vigneti, molti dei quali su terrazzamenti irraggiungibili, se non a piedi. Del resto se non fosse così la viticoltura valtellinese non sarebbe definita “eroica”. Perché il lavoro dei venti viticoltori dell’azienda valtellinese è totalmente manuale e le ore per anno, spese fra tralci, grappoli e i 250.000 muretti a secco su 2.500 chilometri che sostengono i vigneti in provincia di Sondrio, sono tra le 1.200 e le 1.400. Per farsi un’idea, in pianura e in bassa collina ne bastano da 100 a 300. Le uve raccolte vengono poi vinificate con esperienza e passione nelle cantine di Chiuro dove ogni anno si producono 30mila bottiglie. La capacità totale è di circa 40mila ettolitri distribuiti in enormi contenitori di acciaio o cemento per le diverse fasi della lavorazione, 10mila dei quali in gigantesche botti di rovere e più piccoli barriques e tonneaux. Tutti i processi vengono eseguiti con rigore metodico, competenza e serietà nel rispetto della più antica tradizione vinicola. L'azienda produce tutti i vini a denominazione protetta e imperdibili Riserve, prodotte con le annate giudicate migliori, quelle di uve provenienti da vigneti storici, monitorati da Stefano. Ma anche un ottimo Spumante, metodo classico Cuvee Caven, in numero limitato di bottiglie, ottenuto dalla vinificazione in bianco di uve Nebbiolo "Chiavennasca" con l'aggiunta di uve di Chardonnay e grappe dalle vinacce di uva Sassella, Inferno e Sforzato, ottenute esclusivamente dalla distillazione di vinacce di uve Nebbiolo, ideali per un fine pasto come digestivo. Assolutamente da provare il passito Anomalia Singolare, un singolare vino da meditazione con etichetta realizzata da Pietro Nera, sempre pronto a intrattenere amabilmente i visitatori coi racconti dei figli, della sua terra, dei suoi vitigni e a narrare del suo vino protagonista ormai da quattro generazioni in questo territorio ricco di storia ed emozioni, sempre pronto a conquistare il cuore di chi lo visita, ma anche il palato.
UN VIAGGIO TRA VIGNA, CANTINA E WINE BAR
Ad attenderci, nell'accogliente Wine Bar, Simone Nera, nostro cicerone per tutta la giornata e fonte inesauribile di informazioni preziose per scoprire al meglio questo territorio e le sue peculiarità. Con lui visitiamo i vigneti ubicati nella sottozona Inferno ed impariamo a conoscere il nebbiolo, il vitigno principe in Valtellina. Chiamato localmente chiavennasca, che in dialetto significa “uva che produce molto vino”, oltre alla vinificazione in rosso tradizionale per il rosso di Valtellina DOC ed il Valtellina Superiore DOCG, ulteriormente classificato nelle cinque sottozone Inferno, Sassella, Grumello, Valgella e Maroggia, il nebbiolo viene vinificato anche, dopo appassimento, per la produzione dello Sforzato. Le uve di solo nebbiolo, accuratamente selezionate, restano ad appassire in fruttaio per 3 mesi. L'appassimento delle uve ed il lungo affinamento in legno fanno dello Sforzato un vino particolare, di notevole tenore alcolico, struttura, rotondità e persistenza. Il nebbiolo è un vitigno difficile da vinificare, soprattutto per la stabilità bassa degli antociani; attualmente si sta lavorando con ricerche sulle barbatelle, anche se lo stesso mutamento del clima sta favorendo questo aspetto. L’uso del legno aiuta a stabilizzare il colore del vino e contribuisce ad ammorbidire il tannino. L’utilizzo però deve essere scrupoloso, la botte grande deve rimanere predominante rispetto alla barrique. Il sistema di allevamento più diffuso è il guyot, caratterizzato da archetti sui tralci, per curare al meglio la produzione. Già all’inizio del XX secolo i vini della Valtellina partivano da Chiuro, Teglio e dintorni, per arrivare a Saint Moritz, nel cuore dell’Engadina, dove finivano sulle tavole dei vip in villeggiatura, ma fino a circa 80 anni fa si eseguivano alte rese perché il fattore importante era quello della quantità. In seguito, con l’arrivo del vino dal nuovo mondo e quindi con un cambio di interessi di mercato, la Svizzera ha modificato i propri acquisti e la Valtellina ha dovuto reinventarsi, abbassando le rese e coltivando solo le zone più vocate per aprirsi a nuovi mercati con una produzione di qualità.
Dopo la visita in vigna, che fondendosi perfettamente con il paesaggio, crea accostamenti mozzafiato, eccoci nella splendida cantina, fornita dei più innovativi sistemi di lavorazione, con l'osservazione della zona di accettazione, raspatura e pigiatura, dei reparti di fermentazione delle uve e di affinamento del vino in vasche di cemento e acciaio, del suggestivo locale contenente botti in rovere di grande capacità, barriques e tonneaux fino al reparto imbottigliamento e confezionamento finale dove il vino, firmato Cantine Nera, è pronto, per quanto in quantitativo limitato, a raggiungere anche Stati Uniti, Giappone, Canada, Scandinavia, Gran Bretagna e Francia. A Chiuro non ci sono solo i reparti produttivi, dal 2009 sono stati aperti un punto vendita che offre la possibilità di acquistare, oltre ai vini Nera che avranno appassionato di più per rivivere questi momenti a casa in tutta tranquillità, tanti altri prodotti locali, dai salumi ai formaggi, passando per i dolci tipici, i mieli, le confetture e alcune tipologie di paste, come i pizzoccheri, il piatto tipico per eccellenza della Valtellina, e un accogliente Wine Bar dove "narratori esperti" invitano alla degustazione dei vini della casa, vini dai sapori forti che ben si sposano con la ricca gastronomia valtellinese: bresaola, i formaggi Bitto e Valtellina Casera, i pizzoccheri e tutti gli altri sapori di questa ricca terra...........E il vino come compagno nel mangiare è stato anche il leitmotiv della nostra sosta golosa, capace di ricreare l’atmosfera dei territori valtellinesi e delle tradizioni locali offrendoci la possibilità di comprendere a fondo la genesi di questi vini e, soprattutto, la filosofia che guida ogni giorno il lavoro di questa azienda.