Il 23% degli intervistati ha avuto difficoltà a portare avanti la terapia prescritta dal medico nonostante nella maggior parte dei casi si trattasse di farmaci per le malattie oncologiche, il 38%, e per quelle cardiovascolari, il 28%. Parlano chiaro i dati dell’indagine di Fondazione Onda “L’aderenza terapeutica nella popolazione” condotta nel periodo di emergenza sanitaria da Covid-19, presentati in occasione del IV Congresso Nazionale, che si svolgerà in modalità virtuale il 29 e 30 settembre.
1 persona su 4 riferisce di avere difficoltà nel portare avanti la propria terapia in modo continuativo e 3 su 10 dichiarano di aver saltato almeno una somministrazione della terapia nella settimana precedente l’intervista. Tra le ragioni principali: la dimenticanza nell’assumere la terapia in modo costante (27%), la difficoltà a rispettare le regole di assunzione (13%), la paura degli effetti collaterali (9%), l’interruzione della terapia quando si sta meglio (9%), l’assenza di chi aiuta o ricorda la somministrazione (8%), la svogliatezza (8%). I dati sono ancora più significativi se si considera che le cure maggiormente assunte dagli intervistati sono quelle somministrate per le patologie oncologiche, assunte dal 38%, e per le malattie cardiovascolari, dal 28%. Secondo la maggioranza degli intervistati - 8 su 10 - l’emergenza sanitaria da Covid-19 non ha avuto un impatto considerevole sulla facilità nel portare avanti le prescrizioni e il trattamento farmacologico.
Ad indagare il modo in cui gli italiani si rapportano alle indicazioni del proprio medico rispetto alla terapia farmacologica da assumere, le conseguenze legate alla non aderenza e l’impatto dell’emergenza Covid-19 è Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, attraverso un’indagine, condotta dall’Istituto di ricerca Elma Research, su un campione di 558 persone tra uomini e donne con un’età media di 52 anni.