di William Shakespeare
traduzione Carmen Gallo
regia Antonio Syxty
comportamento e azioni di scena Susanna Baccari
con Gaetano Callegaro (Capuleti), Pietro De Pascalis (frate Lorenzo), Simone Di Scioscio (Benvolio), Lorenzo Falchi (Mercuzio), Francesco Giordano (Tebaldo), Francesco Martucci (Paride), Francesca Massari (Giulietta), Marcos Piacentini (Romeo), Filippo Renda (donna Capuleti), Simone Severgnini (Escalo), Debora Virello (balia)
scene Chiara Salvucci
collaborazione alle scene Luna Maiore
costumi Giulia Giovanelli
disegno luci Fulvio Melli
foto Laila Pozzo
staff tecnico AhmadShalabi e Stefano Lattanzio
assistente alla regia e delegata di produzione Lisa Metelli
produzione Manifatture Teatrali Milanesi
Chi si aspetta una messa in scena di Romeo e Giulietta consueta e vagamente rassicurante nei modi e nelle verosimiglianze alle quali siamo stati abituati dalla coltre di romanticismo che ha ammantato per anni quest’opera rimarrà forse deluso.
Questa messa in scena vuole riflettere sul linguaggio poetico shakespeariano e sulle azioni degli esseri umani nel contesto delle contrapposizioni generazionali, sociali, di genere e cultura.
La costruzione dello spettacolo risponde a criteri di sperimentazione e di consapevolezza che il linguaggio poetico di uno dei massimi autori di tutti i tempi si installa come un potente schermo protettivo per una salvaguardia del pensiero, della ragione e del cuore.
Romeo e Giulietta nella distopia del presente
L’amore di due giovani, che diventa l’amore di tutti i giovani di tutte le epoche passate, presenti e future, è destinato a naufragare per una cattiva sorte orchestrata dal mondo che li circonda: genitori inadeguati, falsari del culto, speziali senza scrupoli, faide politiche, incuranza della vita.
Se Romeo e Giulietta riescono a trovarsi nella ferocia della città di Verona è perché si sentono estranei a una società che li vorrebbe l’uno complice della violenza cieca di una mascolinità tossica e autodistruttiva, e l’altra poco più di una marionetta, addomesticata all'obbedienza filiale e da offrire in matrimonio nella speranza di una scalata sociale.
Dopo il loro incontro, invece, tanto imprevisto quanto fatale, Romeo e Giulietta sfidano apertamente la faida che li vorrebbe nemici riconoscendo nella società l’unico nemico. Al linguaggio violento quando non banale delle loro famiglie, Romeo e Giulietta oppongono un linguaggio nuovo che cresce scena dopo scena, con cui provano letteralmente a inventare la possibilità di un mondo nuovo, a partire da parole nuove, vive, tanto visionarie quanto concrete. Tutto ciò non potrà che essere punito come atto di ribellione inaccettabile da una società violenta e patriarcale.
Il tragico epilogo della vicenda di Romeo e Giulietta mette in luce il divario generazionale – fatto di un’incomunicabilità sottolineata dallo spazio scenico, dai costumi e dalla differenza di linguaggi – tra il mondo degli adulti, incatenati a uno schema di valori e gerarchie meschino e vetusto, e quello dei giovani che si ribellano a tali logiche: Giulietta che rifiuta di soccombere alla volontà paterna per scegliere autonomamente il proprio destino, e che al tempo stesso prende Romeo per mano stabilendo con lui un rapporto paritario, è la vera protagonista della storia che con la sua determinazione ribalta un sistema di valori fino a quel momento intoccabile.
Note di regia
Se Romeo e Giulietta riescono a trovarsi e innamorarsi nel caos e della ferocia della città di Verona è perché ciascuno a suo modo si sente estraneo a una società che li vorrebbe l’uno, Romeo, complice della violenza cieca di una mascolinità tossica e autodistruttiva che si esprime nella faida cittadina, e l’altra, Giulietta, poco più di una marionetta, addomesticata all'obbedienza filiale e alla ritrosia con gli uomini, da offrire in matrimonio nella speranza di una scalata sociale. Dopo il loro incontro, invece, tanto imprevisto quanto fatale, Romeo e Giulietta sfidano apertamente la faida che li vorrebbe nemici riconoscendo nella società l’unico nemico. Al linguaggio violento quando non banale, stereotipato, inerte, delle loro famiglie e dei loro sodali, Romeo e Giulietta oppongono un linguaggio tutto nuovo, che cresce scena dopo scena, e con cui provano letteralmente a inventare la possibilità di un mondo nuovo, a partire da parole nuove, vive, tanto visionarie quanto concrete e reali. L’amore è qui azione, performance, teatro: l’amore si fa, e non solo a parole, nel dramma. Eppure lo scandalo che questo nuovo modo di parlarsi, amarsi, comprendersi, esporsi nelle proprie paure e fragilità, che denuncia le ingiustizie e il cinismo di una società violenta e patriarcale, vecchia e ottusa, non potrà che essere punito come atto di ribellione inaccettabile. Alla fine del dramma, della sfida lanciata dagli amanti restano solo due statue, a memoria dello spazio di possibilità da loro aperto, ma anche a testimonianza della condanna – la loro passione diventa pietra inerte - e della necessità di contenere nell’effige rigida della morte la spaventosa e scandalosa libertà dell’amore vissuto fino in fondo e non solo immaginato a parole.
Note sulla traduzione di Carmen Gallo
(Dalla prefazione alla pubblicazione BUR Classici Rizzoli, 2023)
“Ogni traduzione è un atto interpretativo e di approssimazione. Nonostante l’impegno a restituire il più possibile, chi traduce è consapevole che qualcosa andrà perduto e stabilisce dunque delle priorità: in questo lavoro. la principale, che è bene dichiarare subito, è stata salvaguardare il più possibile la vivacità, la naturalezza e l’intensità della drammaturgia shakespeariana, per farla risuonare in una lingua italiana consonante con le forme del linguaggio, non solo teatrale, del nostro tempo. Lo scopo non è attualizzare il linguaggio del dramma, quanto evitare di cristallizzarlo in una lingua poetica “astorica”, o in una declamazione altisonante, che rischi di appiattire l’esuberanza della parola shakespeariana con infondate pretese realistiche. Non assimilare, insomma, l’originalità della poesia del dramma a forme fin troppo consuete, che suonano tanto letterarie quanto distanti, certo molto più di quanto non lo fossero per il pubblico elisabettiano.”
Argomenti di comportamento ed espressionedelle emozioni - Susanna Baccari
L’approccio di Susanna non si limita a definire la spazialità necessaria o a coreografare le posizioni e i movimenti; piuttosto, si espande per toccare la dimensione emotiva e organica che, per l’attore, transita esclusivamente attraverso il corpo. Il corpo diventa così il veicolo principale per trasmettere emozioni e significati, creando una connessione immediata e potente con il pubblico. Anche in questa messa in scena, il lavoro sugli interpreti è stato calibrato con precisione, in modo analogo al trattamento dello spazio scenico e dei costumi, per esaltare il contrasto tra le 7 generazioni a confronto: il sistema degli adulti, rigido e meccanico, e il mondo dei giovani, fluido e vitale. Il lavoro di Susanna si colloca in una zona di confine tra ciò che viene mostrato e ciò che viene evocato, tra ciò che vediamo fisicamente in scena e ciò che immaginiamo attraverso il movimento e l’espressione corporea. Questo processo mira a una resa organica ed emotiva del comportamento e delle azioni, allontanandosi da ogni forma di artificiosità sterile. In particolare, l’artificiosità dei movimenti e dei comportamenti dei personaggi appartenenti al sistema degli adulti – caratterizzati da posizioni contratte, oscillanti e meccaniche – si contrappone alla fluidità e alla staticità estatica dei giovani. Questi ultimi incarnano una vitalità poetica unica, riflessa non solo nel linguaggio, ma anche nel corpo, che si fa interprete della loro libertà e del loro tumulto interiore
Note per le scene
Pensando a una possibile messa in scena mi sono confrontato con l’idea di creare un “dispositivo ottico” per lo spettatore e poi per gli stessi interpretiCome vedere gli accadimenti, come considerarli, quale distanza o vicinanza il dispositivo può mettere in atto in chi lo usa, quali scelte può fare il dispositivo per l’occhio di chi guarda o di chi è guardato, e via di seguito. Per fare questo all’inizio ho pensato a una serie di diaframmi che svolgessero la funzione dell’otturatore nella macchina fotografica. Una serie di diaframmi in grado di chiudere o aprire la visione, concentrarla o esaltarla, facendo trapelare luci e ombre del racconto. Ragionando sui dispositivi ottici mi è venuto in mente il famoso dipinto di Diego Velázquez Las Meninas custodito nel Museo del Prado a Madrid. Un dipinto a olio (318×276 cm. realizzato nel 1656) che è diventato molto noto in quanto rovescia la prospettiva dello sguardo e dell’oggetto/ soggetto del dipinto, invertendo i piani di visione, osservazione, e ritrattistica pittorica. Il dipinto ambienta il ritratto di Las Meninas (le damigelle d’onore) nell’atelier dello stesso artista con lui presente nel dipinto, nell’atto di “fare il ritratto”. Così ho pensato che avevo trovato il dispositivo ottico adatto alla messa in scena: un ritratto di famiglia che inverta i piani visivi e coinvolga lo spettatore e l’attore in un atelier d’artista, in cui viene citata - sulla nostra scena - la grande tela rovesciata sulla sinistra di chi guarda (come avviene per chi guarda il dipinto di Velázquez.
Il nostro atelier/scena è sommariamente arredato, evocando un atelier più moderno, ma che diventa scenario, piedistallo, sgabello su cui poter poggiare e far agire i personaggi adulti del dramma, che compaiono a loro volta pronti a un “ritratto poco edificante di se stessi” nei confronti dei giovani, che utilizzano gli stessi spazi dell’atelier ma anche la platea che - con il boccascena - fa da cornice alla vicenda. I giovani del dramma agiscono per lo più “fuori cornice”, ma anche loro sono costretti a interagire con i personaggi adulti, dissonanti e artefatti, all’interno del “dipinto della messa in scena”.
Il light design della messa in scena
Anche la progettazione della luce, dell’ambiente luminoso segue lo schema del diaframma, della separazione fra la cornice, il quadro, e il “fuori cornice”, isolando gli spazi o fondendoli idealmente con le fonti luminose a favore di una narrazione libera e emotiva dei momenti scenici. Siamo in accordo sul fatto che la luce non è realistica, e non è disposta a simulare una descrizione degli ambienti secondo il passare del tempo nelle vicende narrate e negli ambienti descritti, ma si rende autonoma nel voler “scrivere” emotivamente la narrazione, creando i presupposti per una visione del quadro d’insieme, evocando atmosfere atte a sostenere la visione poetica shakespeariana. Anche la luce come il suono si adegua a una forma installativa delle singole scene, accentuando la performance interpretativa degli attori.
Note per i costumi
Seguendo l’idea del ritratto e della “posa”, i personaggi adulti del dramma sono concepiti come figure appartenenti a un sistema che opprime e inganna i giovani, conducendoli verso una morte annunciata. A partire da questa visione, ho invitato Giulia Giovannelli a esplorare liberamente un’interpretazione personale di ciascun personaggio, senza vincoli legati a riferimenti storici, genealogici, epocali o stilistici. Questo include richiami al cinema, alla graphicnovel, alla narrativa fantasy, allo steampunk, ai videogiochi e ad altri mondi visivi e narrativi. L’obiettivo principale è stato quello di evitare una logica descrittiva che colleghi il costume e l’aspetto dei personaggi a ruoli familiari, fazioni contrapposte, funzioni politiche, religiose o professionali.I personaggi appartenenti alla generazione dei giovani, sono concepiti in totale libertà, lontani da un’estetica artefatta. I loro costumi si ispirano a una contemporaneità reinterpretata attraverso segni, colori e volumi, esprimendo una visione più diretta, immediata e fluida.
Teatro Leonardo
martedì/sabato ore 20.30 – domenica ore 16.30
intero € 30,00 – convenzioni € 24,00 – ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno) € 24,00 – Under 30 e Over 65 € 17,00 – Università € 17,00 – scuole di Teatro € 19,00 – scuole civiche Fondazione Milano, Piccolo Teatro, La Scala e Filodrammatici € 11,00 – Scuole MTM € 10,00 – ridotto DVA € 15,00 tagliando Esselunga di colore ROSSO
spettacolo inserito in Invito a teatro
Info e prenotazioni - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – 02.86.45.45.45