4 / 8 luglio | sala Shakespeare, ore 20.30
Trascendi e sali
di e con Alessandro Bergonzoni
regia Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi
scene Alessandro Bergonzoni
produzione Allibito srl
Torna all’Elfo Puccini l’ultimo successo di Alessandro Bergonzoni, Trascendi e sali. Un consiglio, ma anche un comando. O forse una constatazione dovuta a un’esperienza vissuta o solo un pensiero da sviluppare o da racchiudere all'interno di un concetto più complesso. Perché, in fin dei conti, Bergonzoni in tutto il suo percorso artistico, che in questi anni l'ha portato oltre che nei teatri, nei cinema e in radio, nelle pinacoteche, nelle carceri, nelle corsie degli ospedali, nelle scuole e nelle università, sulle pagine dei giornali, nelle gallerie d'arte e nelle piazze grandi e piccole, è diventato un ‘sistema artistico’ complesso che produce e realizza le sue idee in svariate discipline, per metabolizzare tutto e ripartire da un'altra parte.
E tutto questo aggiunge un’ulteriore, ovvia, complessità a un autore che, anche in questo suo quindicesimo spettacolo, non ha rinunciato alla matrice comica, mai satirica.
Trascendi e sali come vettore artistico di tolleranza e pace, colmo di visioni che, magari, riusciranno a scatenare le forze positive esistenti nel nostro essere. Piuttosto che in avanti potrebbe essere, artisticamente, un salto di lato a dimostrazione che a volte per una progressione non è sempre necessario seguire una linea retta. Dove la carta diventa forbice per trasformarsi in sasso, dove il comico si interroga per confessare e chiedere e tornare a indicare quello che evidentemente lui vede prima degli altri. Forse dall'alto delle sue scenografie o nella regia condivisa con Riccardo Rodolfi. Forse. Sicuramente. Sicuramente forse.
«Sembrava impossibile e invece Bergonzoni ancora una volta sorprende. Anzi trascende. Mentre noi trasaliamo, lui va oltre. Oltre il dispositivo comico e il teatro stesso, consegnandoci un oggetto mutante non identificato. Non si tratta solo di come lavora e si fa lavorare dalla lingua, per altro in modo sempre più formidabile. Questo è il mezzo, non il fine. Come le risate che scatena non sono l’obiettivo ma semmai lo strumento per mettere in allerta lo spettatore. Che viene scaraventato in un’altra dimensione, costretto quasi a livello neurofisiologico a pensare in modo diverso. Con un altro ritmo, un’altra velocità, un altro acume. Milioni di sinapsi in iperattività. Quando scende dalla sua ‘pensostruttura’ e si presenta sulla scena dialogando con le quinte che diventano ‘quinte essenze’ da interrogare, il movimento da verticale si fa orizzontale, tutto si muove. Lui per primo, presenza aumentata ad alta intensità performativa con qualcosa di fanciullesco che più tocca il metafisico più diventa fisico. Succede dunque che sul piatto del palcoscenico metta questioni come il femminicidio, il razzismo, Giulio Regeni e Stefano Cucchi, le cure di contenzione e le corsie degli ospedali, i migranti seppelliti nella ‘bara-onda’ scatenata ad arte, le religioni che dovrebbero scambiarsi le fedi, le responsabilità individuali e quelle collettive. Il prodigio è che tutto questo piomba sul pubblico come una saetta che con precisione micidiale colpisce e immediatamente sparisce. Il resto è nelle mani dello spettatore, perché non è più questione di lavorare ma di ‘capolavorare’. La prima rivoluzione è quella contro i nostri piccoli ego rattrappiti. Sarà per questo che, a spettacolo finito, si ha voglia di tutto fuorché di andare a dormire».
Sara Chiappori, la Repubblica
TEATRO ELFO PUCCINI, sala Shakespeare, corso Buenos Aires 33, Milano– Durata: 1 h 30 minuti– Prezzi: intero € 33 / rid. €17,50 / online da € 16,50- Botteghino: tel. 02.0066.0606 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.