31 gennaio | 5 febbraio
Teatro della Cooperativa
presenta
NELL’OCCHIO DEL LABIRINTO
Apologia di Enzo Tortora
prima nazionale
di Chicco Dossi
con Simone Tudda
primo spettatore Renato Sarti
Io dovrei concludere dicendo: ho fiducia nella giustizia. Rimbalzo la domanda: avreste fiducia voi?
Io vi dico: sono innocente! Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti.
Io sono innocente, e spero nel profondo del cuore che lo siate anche voi.
Nell’occhio del labirinto – Apologia di Enzo Tortora, prodotto dal Teatro della Cooperativa, in scena in prima nazionale dal 31 gennaio al 5 febbraio, è un monologo, scritto dal giovane emergente Chicco Dossi e affidato ad un altro giovane talentuoso, Simone Tudda, segnalato al Premio Hystrio alla Vocazione 2021, che racconta la storia di Enzo Tortora.
Durante un soggiorno di lavoro a Roma, Tortora viene prelevato dai carabinieri nel cuore della notte e portato in commissariato: i capi d’imputazione sono quelli di associazione camorristica e spaccio di droga, accuse, infondate e mai verificate dalla magistratura, mosse da pentiti di mafia. Seguiranno anni tra carceri e tribunali, nei quali Tortora si farà portavoce della battaglia per la giustizia giusta, per tutti quelli che, a differenza sua, parlare non possono.
Dalle parti di Corso Magenta, a Milano, proprio davanti dal Teatro Litta, c’è Largo Enzo Tortora. Quasi più una commemorazione che una targa toponomastica – non credo che possieda nemmeno un numero civico – in piccolo, sotto il nome, reca la scritta “giornalista” e le date di nascita e di morte: 1928-1988.
Più per curiosità che per senso civico, un giorno, ho deciso di informarmi. Ho scoperto che il “caso Tortora” era ben noto alla generazione di mia madre e assolutamente sconosciuto alla mia. Un caso di malagiustizia, forse ancora più eclatante, perché perpetrato ai danni di una persona nota agli italiani, dal momento che il suo volto teneva banco per un’ora e mezza a settimana sulle reti nazionali. Un episodio che assumeva contorni sempre più agghiaccianti, man mano che lo approfondivo: nessuna presunzione di innocenza, accuse mosse senza prova alcuna, magistrati smaniosi di arrestare il “nome grosso” che non leggono gli atti dei processi, blitz antimafia venduti alla stampa ancora prima che avvengano, il tutto ai danni di un uomo totalmente estraneo ai fatti e non associato in alcun modo agli ambienti camorristici.
Spesso riteniamo che il XXI secolo sia l’era delle fake news, dello strapotere dei media – siano essi tradizionali o social – nel dirigere da una parte o dall’altra l’opinione pubblica. Il caso Tortora è l’esempio lampante di come la manipolazione delle informazioni affondi le sue radici più indietro nel tempo: testate autorevoli e firme di tutto rispetto hanno contribuito a questa grottesca macchina del fango basata su“pettegolezzi giudiziari”, fiumi di calunnie imperniate sul “sentito dire”, cacce grosse allo scoop più bieco per dipingere una persona onesta come un mostro dalla doppia faccia.
Il caso Tortora non è soltanto un caso di malagiustizia. La storia di Enzo è la storia di un uomo che, dall’alto della sua posizione di personaggio pubblico, ha deciso di farsi simbolo. Avrebbe potuto darsi alla macchia come già altri – meno innocenti – prima di lui avevano fatto, avrebbe potuto sottrarsi a un processo che sapeva essere iniquo. Consapevole di essere innocente, ha messo la sua storia a disposizione di tutte le persone che sono nella sua stessa situazione, ma non hanno i mezzi e le possibilità di essere giudicati in maniera equa.
Il monologo si dipana in una narrazione continua, dove la diegesi oltrepassa i confini narrativi per sfociare nel dialogo, risale nel resoconto storico, si alterna tra la terza persona di un narratore onnisciente che va a spiare i detenuti del carcere di Forte Longone e la prima persona del giornalista, fino a scavare nella sua interiorità nel momento dell’arresto, provando a immaginare come possa essersi sentito, braccato in piena notte dai carabinieri all’Hotel Plaza di Roma. Iniziano così i suoi anni nell’occhio del labirinto, espressione che vuole unire la claustrofobia di chi non sa quando – e soprattutto se – potrà uscire dalla prigionia fisica e mentale con il voyeurismo giustizialista della stampa, che, per una copia venduta in più, non ha esitato a ignorare i fatti per far posto al sensazionalismo più bieco.
Enzo Tortora muore la mattina del 18 maggio 1988 nel suo appartamento di via dei Piatti, a Milano, stroncato da un tumore, ma – almeno questo – da uomo libero. La sua vicenda non può e non deve rimanere una targa su un muro del centro di Milano, un trafiletto sui giornali nell’anniversario della morte o un brutto ricordo nella gioventù della generazione prima della mia.
Questa storia va raccontata affinché, di casi Tortora, non ce ne siano mai più.
Chicco Dossi
CHICCO DOSSI (1994)
Si laurea in Filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove lavora come assistente universitario e cultore della materia.
Dal 2019 lavora con Renato Sarti e il Teatro della Cooperativa di Milano come assistente alla regia e alla drammaturgia. Tra gli altri spettacoli, ha collaborato alla stesura de Il rumore del silenzio (2019) di Renato Sarti (testo finalista al 55° Premio Riccione per il teatro), di Naufraghi senza volto (2021), tratto dall’omonimo libro del medico legale Cristina Cattaneo, alla messa in scena di Ottobre 22 (2022), di Sergio Pierattini, per la regia di Pierattini e Sarti.
È stato finalista del bando College Autori della Biennale di Venezia 2021.
Nel 2022 vince con Out of the blue il Premio InediTO - Colline di Torino e la menzione speciale al V Premio Drammaturgico Internazionale Carlo Annoni.
Nell’occhio del labirinto, premiato al X Concorso Autori Sipario, è il suo testo d’esordio.
SIMONE TUDDA (1995)
Si diploma nel 2021 presso la Scuola Luca Ronconi del Piccolo Teatro di Milano diretta da Carmelo Rifici. Qui approfondisce i propri studi teatrali con Carmelo Rifici, Mauro Avogadro, Giovanni Crippa, Massimo Popolizio, Antonio Latella, DeclanDonnelan, Andrea Chiodi, Paolo Rossi, Fausto Paravidino.
Vince la menzione speciale del Premio Hystrio alla Vocazione 2021. Nello stesso anno, debutta con lo spettacolo conclusivo del corso attori: Doppio Sogno di Arthur Schnitzler, regia di Carmelo Rifici, presso il Teatro Studio Melato.
Ha interpretato Zuniga inLa Tragedie de Carmen di Peter Brook, con la regia di Serena Sinigaglia, recitato come performer in Chorós il luogo dove si danza di Alessio Maria Romano e in Happinessdi Alessandro Sciarroni, e come danzatore ne La Traviata di Carmelo Rifici.
Per Lisa Ferlazzo Natoli presta la sua voce alla collana di podcast del Piccolo Teatro Abbecedario per il mondo nuovo.
STAGIONENIGUARDA 2022|2023
TEATRO DELLA COOPERATIVA
via privata Hermada 8 – Milano – info e prenotazioni- Tel. 02 6420761 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.-www.teatrodellacooperativa.it
BIGLIETTERIA
da martedì a venerdì 15.00 – 19.00
sabato 18.00 – 20.00 (nei giorni di replica)
domenica 15.00 – 16.30 (nei giorni di replica)
Il ritiro dei biglietti potrà essere effettuato fino a 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo.
I biglietti sono acquistabili anche online sul circuito Vivaticket.
ORARI SPETTACOLI
(salvo diverse indicazioni)
martedì, mercoledì, venerdì e sabato ore 20:00
giovedì ore 19:30
domenica ore 17:00
lunedì riposo
BIGLIETTI
intero 18 € - riduzioniconvenzionati 15 € - under27 10 € - over65 9 €
giovedìbiglietto unico 10 €
diritto di prenotazione 1 € (non applicato agli abbonamenti e ai biglietti acquistati online)
ALTRE RIDUZIONI
gruppi (10 o più) 12 €
Vieni a Teatro/Agis 12 € (martedì-mercoledì-domenica) 15€ (venerdì-sabato)
A Teatro in bicicletta 8 € mostrando in cassa un dispositivo di protezione (caschetto o luce segnaletica led)
scuole di teatro 10 € con tessera della scuola
precari, disoccupati e cassintegrati 9 €
disabili 9 € + accompagnatore (se obbligatorio) omaggio
Abitare e UniAbita 9 €
COME RAGGIUNGERCI
MM3 Maciachini / MM2 Lanza + tram 4 (fermata Niguarda Centro)
MM5 Ca’ Granda + autobus 42, 52
autobus 42, 51, 52, 83, 166, 172, BikeMi 313 (V.le F. Testi), 315 (Ca’ Granda), 322 (M5 Ca’ Granda)