LINE
di Israel Horovitz
traduzione Susanna Corradi
regia Renato Sarti
con Valerio Bongiorno, Francesco Meola, Rossana Mola, Mico Pugliares, Fabio Zulli
costumi Carlo Sala
luci Jacopo Gussoni
produzione Teatro della Cooperativa
spettacolo inserito in Invito a Teatro
Torna al Teatro della Cooperativa, dopo il successo della scorsa stagione, dal 3 al 12 marzo Line di Israel Horovitz, con la regia di Renato Sarti.
Una scena nuda, una linea. Cinque personein fila per non si sa bene quale evento, non è specificato e in realtà non è nemmeno importante. L’importante è essere i primi. Non per merito, non per efficienza, non per qualifiche: semplicemente, precedere gli altri. Questa è la premessa del surreale atto unico dai fortissimi echi beckettiani. Line, scritto nel 1967, parla della competizione, cifra e piaga della civiltà occidentale, ieri come oggi. Se poi si considera che la parola line in inglese ha anche il significato di battuta teatrale, si possono scorgere in questo testo echi legati al mondo dello spettacolo.
Quando la scena si apre, in fila c’è soltanto Flaminio: grezzo, non particolarmente intelligente, patito del pallone, ha passato la notte davanti alla linea bianca per accaparrarsi il primo posto. Le cose però cambiano non appena entra in scena Stefano, giovane tanto appassionato di Mozart quanto ossessionato dalla morte, che con la sua parlantina cerca subito di circuire Flaminio. Si uniscono poi l’ambiziosa Moira, che tenterà di imporsi usando le armi della seduzione e della sensualità, Dolan, il venditore filosofo, che cade sempre in piedi, e Arnallo, l’inetto e remissivo marito di Moira. Cinque ruoli per cinque personaggi dal carattere ben definito, in una sfida in cui ognuno ambisce a essere primo e a essere il protagonista della scena.
L’azione drammatica prosegue in un crescendo di tranelli, sotterfugi, conflitti e scontri, anche fisici, che culminano in un delirio assurdo e parossistico.
NOTE DI REGIA
Line è uno dei testi americani più interessanti del secolo scorso e, incredibilmente, ancora oggi uno dei più attuali, perché cattura perfettamente lo spirito della società in cui viviamo: un sistema che ci spinge crudelmente e irrimediabilmente alla competizione più sfrenata, fine a sé stessa. Come i personaggi diLine ambiscono a essere i primi della fila per il gusto del predominio allo stesso modo noi, occidentali del XXI secolo, figli del capitalismo, siamo spinti ogni giorno a primeggiare, a discapito degli altri. La forma del teatro dell’assurdo risulta perfettamente calzante al messaggio che l’autore veicola: se in Beckett si aspettava Godot, un fantomatico essere umano che non arriverà mai, nel testo di Horovitz la situazione è altrettanto surreale, straniante, alienante. I cinque personaggi sono in attesa di un evento non specificato e, a dirla tutta, nemmeno importa quale sia: ciò che li spinge è, tristemente, banalmente, grottescamente, solo e soltanto il desiderio di prevaricazione.
Partendo da questi presupposti la regia non potrà che concentrarsi inevitabilmente e unicamente sui rapporti che si intrecciano intorno a quella immaginaria linea, unico elemento scenografico presente sul palco. E per questo, più che mai, che ad attori che fanno parte del teatro di parola viene affidato il compito primario di veicolare e tradurre l’aspetto grottesco di quei conflitti. Ma è un’illusione. Come per Beckett, anche per Horovitz lo sguardo sulla realtà e sugli uomini è spietato, nonostante la visione ironica da cui parte, con momenti di comicità esilarante, dia la sensazione di cogliere queste tensioni in modo apparentemente più benevolo, apparentemente meno disumano. È forse questa la chiave del successo popolare dello spettacolo, che è rimasto in scena per più di quarant’anni a New York, che ha coinvolto attori della levatura di John Cazale e appassionato Al Pacino e che necessita di una compagnia molto, molto affiatata: Rossana Mola, Valerio Bongiorno e MicoPugliares sono attori storici del Teatro della Cooperativa, mentre Francesco Meola e Fabio Zulli fanno parte di Oyes, una delle compagnie più interessanti del panorama teatrale milanese.
Renato Sarti
Un valido esempio del teatro del grottesco riletto con graffiante ironia dalla scorrevole regia di Renato Sarti.
Ottimo il cast di attori a iniziare da MicoPugliares, il primo in scena, a sipario aperto, da solo e il suo incipit canticchiato è quello che più ricorda atmosfere beckettiane: bravo davvero. Talentuosi anche Francesco Meola (Stefano) e Fabio Zulli (Dolan) in un mix di furberia e cattiveria nei limiti che il buon teatro richiede. Valerio Bongiorno è il marito Arnallo di Moira, brillante nel disegnare un personaggio caricaturale, tratto con mestiere dall’infinita sua carriera che lo vide, non solo all’inizio, raffinato e moderno clown. Per ultima ho lasciato Rossana Mola, che da attrice e donna moderna e assolutamente intelligente è riuscita a gestire alla grande un personaggio così lontano dall’attuale cultura dei più. Una Rossana Mola da applausi. Lasciatevi alle spalle pregiudizi di sorta e ricordando sempre che si tratta di un testo vecchio di cinquant’anni andate a vederlo, perché vale la pena soprattutto per il lavoro registico e la grande interpretazione di tutti gli attori.
Adelio Rigamonti, teatrandomilano.it
Il testo mi è parso di gran stimolo riflessivo e di cocente attualità; attualità con la guerra ai confini dell’Europa, con il quotidiano non indagato, con il pensiero maschilista ai confini della misoginia che caratterizzano la figura femminile. Nella guerra ci sono interessi economici mostruosi, ma c’è anche tanta dinamica socio personale; nella fretta del quotidiano c’è la foglia di fico a celare scelte/necessità, il si deve, bisogna; nella misoginia c’è tutta la visione del secolo scorso non sufficientemente indagato. Soprattutto però mi preme evidenziare che l’adattamento scenico di Sartie la perizia dell’attrice/attori rendono la rappresentazione divertente, coinvolgente ed a tratti esilarante; personalmente trovo che la capacità di coinvolgere lo spettatore in riflessioni non poco impegnative, calandolo poco alla volta in quell’immaginario che solo il palcoscenico sa regalare, con un finale liberatorio in risate, sia passare una bella serata di teatro.
Pippo Biassoni, agendaviaggi.com
Dal 3 al 12 marzo.
STAGIONENIGUARDA 2022|2023
TEATRO DELLA COOPERATIVA
via privata Hermada 8 – Milano – info e prenotazioni- Tel. 02 6420761 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.-www.teatrodellacooperativa.it
BIGLIETTERIA
da martedì a venerdì 15.00 – 19.00
sabato 18.00 – 20.00 (nei giorni di replica)
domenica 15.00 – 16.30 (nei giorni di replica)
Il ritiro dei biglietti potrà essere effettuato fino a 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo.
I biglietti sono acquistabili anche online sul circuito Vivaticket.
ORARI SPETTACOLI
(salvo diverse indicazioni)
martedì, mercoledì, venerdì e sabato ore 20:00
giovedì ore 19:30
domenica ore 17:00
lunedì riposo
BIGLIETTI
intero 18 € - riduzioniconvenzionati 15 € - under27 10 € - over65 9 €
giovedìbiglietto unico 10 €
spettacolidiburattini biglietto unico 5 €
diritto di prenotazione 1 € (non applicato agli abbonamenti e ai biglietti acquistati online)
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Abitare e UniAbita 9 €
COME RAGGIUNGERCI
MM3 Maciachini / MM2 Lanza + tram 4 (fermata Niguarda Centro)
MM5 Ca’ Granda + autobus 42, 52
autobus 42, 51, 52, 83, 166, 172, BikeMi 313 (V.le F. Testi), 315 (Ca’ Granda), 322 (M5 Ca’ Granda)