“Nel buio dell’inverno la lepre annusa l’aria, trova il sud e ricomincia a correre, cercando la primavera.”
Nadia ha undici anni e una mamma che non la abbraccia mai. Ma un giorno, all’uscita da scuola, la mamma le fa indossare un paio di scarponcini da montagna e le consente di prendere con sé solo l’oggetto a lei più caro: il registro su cui annota le caratteristiche e le abitudini di tutti gli animali. Partono insieme, Nadia e Rosa, per lungo un viaggio che le conduce alla baita di zio Tone, che vive con il suo cane in mezzo a un grande bosco. È qui che Nadia conosce i bagliori della neve e la voce della montagna; è qui che per la prima volta ascolta la leggenda della lepre nera, che nella sua inarrestabile corsa fa mutare le stagioni; qui comincia a scoprire quale segreto rende così cupa sua madre... Sarà proprio in questo inverno freddissimo che Nadia e sua madre dovranno trovare la forza per ribellarsi al freddo che stringe i loro cuori.
La vita non si vince, Rosa Gei. Pensa che non si combatte neanche. Forse è in questo che hai sbagliato dal principio. Hai pensato di misurarti con qualcosa. Dici che hai perso, questa e altre battaglie. Dici che hai sulle spalle tanti fallimenti. Che la battaglia persa sei tu, da troppo tempo. Quello che non hai capito è che non c’è una lotta. Non ci sei da una parte tu, dall’altra il fato. Da una parte tu, dall’altra gli altri. Le cose sono più semplici, ragazza. La vita è più casuale e più imprevista. Non è una linea su cui si avanza dritti. Non è una partita a scacchi col destino. La vita somiglia a una ragazza che incespica lungo un pendio. È lei a dirigere i passi oppure è il declivio? È lei a scegliere il ritmo, o è la pendenza? La vita è senza equilibrio, ma se non ci si ferma non si cade. Lo sai cosa serve, per questa lunga corsa? Ci vogliono caviglie salde e fiducia nel prato. Hai paura di cadere? Corri. Hai paura di morire? Vivi. Se la Lepre non si arresta, il ciclo non si chiude. Ogni stagione svanisce e diventa ricordo. Ogni dolore scolora e diventa memoria. Ogni sbaglio si sperde, ma la gioia la si ricorda. Fino a che il prato è lungo, non c’è che mettere un passo avanti all’altro e assaporare ogni respiro.
ANGELA TOGNOLINI
È nata a Bologna nel 1990. Ha lavorato per anni con persone richiedenti asilo e vittime di tratta degli esseri umani. Da questa esperienza nel 2020 è nato il suo primo libro Vicini Lontani di Editrice Il Castoro. Dopo aver vissuto a Londra e Lisbona, si è trasferita in un paesino sulle montagne trentine. Qui conduce una vita lenta di cui parla sul profilo social “La Botanica” tra un orto pendente come una scarpata, un frutteto di varietà antiche e una vecchia casa da ristrutturare con fatica e fantasia. Oltre a scrivere, fare marmellate e coltivare la terra, tiene laboratori di scrittura creativa per adulti e ragazzi.