Traduzione e cura di Giulio D’Antona
Prefazione di Simonetta Sciandivasci
La vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire
Fran Lebowitz è senza dubbio la voce umoristica più sferzante d’America. Ha un’opinione su qualsiasi argomento e non si fa pregare per esternarla. La sua grande amica Toni Morrison diceva: “Ha sempre ragione perché non è mai imparziale.” È arguta, crudele, pungente, se colpisce è per affondare. Newyorchese impenitente, amante della moda, dei mobili di lusso e dell’arte, è diventata suo malgrado un’icona di stile: dagli anni settanta porta occhiali tondi tartarugati, camicia con gemelli, jeans, giacca di taglio maschile e camperos. Ha ufficialmente smesso di scrivere nel 1981 e da allora non ha mai smesso di parlare: si è ritagliata una carriera come public speaker e ha tenuto conferenze e interviste pubbliche praticamente su tutto: dalla politica alla moda, all’arte, al cinema, al teatro. Nessuno ha mai osato contraddirla. Qui sono raccolti quasi tutti i suoi scritti, tratti dagli unici due libri per adulti che abbia mai pubblicato (Metropolitan Life e Social Studies), corredati da un’intervista realizzata da George Plimpton all’indomani dell’inizio del blocco dello scrittore più famoso del mondo, e da un’intervista inedita realizzata dal curatore, che restituisce la viva voce di Lebowitz sui tempi (incerti) che corrono.
Martin Scorsese ha dedicato a Fran Lebowitz il documentario Public Speaking e la docuserie su Netflix Una vita a New York.
FRAN LEBOWITZ
Nei primi anni settanta fu assunta da Andy Warhol per scrivere su Interview. Per la rivista curò due rubriche: una sui film brutti (The Best of the Worst) e una di mondanità newyorkese (I Cover the Waterfront). Scrisse poi per Mademoiselle, rivista femminile di moda che lanciò grandi scrittori come Truman Capote, William Faulkner, James Baldwin, Tennessee Williams. Molti dei suoi pezzi confluirono nei bestseller Metropolitan Life (1978) e Social Studies (1981), qui raccolti.
Il suo prossimo libro uscirà “in questo secolo”.