[ “Dentro l'aria non c'è, il tempo è fermo, non si muove niente, non succede nulla. E lo stesso odore nella stessa cella e lo stesso cielo senza mai una stella (…)”: così cantano in Quelli dentro Le Radici nel cemento, una delle formazioni più rinomate della scena ska-reggae italiana.
Ma il carcere non è un mondo a parte. E spesso ci si domanda se il sistema carcerario sia davvero rieducativo o se invece sia il luogo di nascita di altri disagi. Perché intorno al carcere di una città vi è spesso un muro di silenzio oltre che di mattoni e filo spinato?
Ma è possibile cercare di fare cose che dovrebbero essere normali, cioè applicare la Costituzione della Repubblica Italiana, laddove al terzo comma dell’articolo 27 stabilisce che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Perché fatti non foste per viver come bruti, scrisse nostro padre Dante. E serve anche per smentire la scritta (non realmente esposta, ma reale nei fatti) che aleggia all’ingresso delle carceri italiane: “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”.
Ma ci sono carceri dove si organizzano cose lodevoli e belle: spettacoli teatrali, laboratori artistici, ecc.
O corsi di cinema, addirittura un film, come accade nella struttura carceraria de I nostri ieri. ]
I NOSTRI IERI DI ANDREA PAPINI NELLE SALE GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO
Il protagonista del film è Peppino Mazzotta, volto noto e amato dal grande pubblico cinematografico e televisivo. Insieme a lui, un cast importante che conta interpreti come Francesco Di Leva, Teresa Saponangelo, Maria Roveran, Daphne Scoccia e Denise Tantucci
Attorno alla ricostruzione cinematografica di un delitto ruotano le vite di Lara, Greta, Caroline, Luca, Beppe: sono alla ricerca di chi sappia ascoltare.
La passione per il lavoro spinge Luca (Peppino Mazzotta), documentarista prestato temporaneamente all’insegnamento in una struttura carceraria, a ricostruire, per il saggio di fine corso, l’inspiegabile delitto del camionista Beppe (Francesco Di Leva). Durante la lavorazione dell’episodio i detenuti coinvolti nel laboratorio ritrovano un senso nel lavoro compiuto, mentre Luca, ripercorrendo a ritroso gli avvenimenti, incontra la rete dei legami familiari che ruotano attorno all’accaduto: la sorella della vittima (Daphne Scoccia), l’interprete della vittima (Maria Roveran), e la famiglia che ha abbandonato Beppe (compresa sua moglie, interpretata da Teresa Saponangelo). La contemporanea e inaspettata visita della figlia di Luca (Denise Tantucci), che torna a trovarlo dopo anni di lontananza, lo costringerà non solo a interrogarsi sul suo stesso rapporto tra identità e memoria, ma anche a comprendere che l’affetto che gli viene richiesto dal mondo che lo circonda è la soluzione per uscire dalla sua crisi.
Sulle vicende narrate dal film (presentato alla XX edizione di Alice nella città, sezione Panorama Italia-Concorso) così ragiona il regista Andrea Papini, che per la trama, s'è ispirato a una sua esperienza di lavoro a contatto con i detenuti in carcere: “Un carcere, se pure immaginario, comporta la presenza di un delitto. Delitto che nel film si svela senza alcuna violenza esibita. Il nostro carcere è pieno di cancelli di ferro e custodisce i ricordi che prendono vita nella realizzazione del saggio di un corso di cinematografia. I nostri ieri ne è il titolo, Luca, documentarista, ne è l’artefice che si troverà a mettere a confronto il proprio semplice e ingenuo passato con quello immenso, nella sua gravità, del detenuto Beppe del quale viene raccontata la storia”. E aggiunge: “ Paradossalmente, la cinica messa in scena del delitto permette al gruppo di detenuti che collaborano alla realizzazione del saggio di trovare riscatto proprio nel lavoro di squadra compiuto. Così, dall’incontro casuale di tre esclusioni (materiale, affettiva, sociale) i protagonisti costruiscono le basi per un nuovo futuro”.
E conclude il suo ragionamento, soffermandosi sullo stile del film, frutto di riflessioni condivise dall’intero cast artistico: “ Pervasi dalla bulimia d’immagini frenetiche che ci circondano, abbiamo sentito il bisogno che le immagini stesse ritrovassero il proprio tempo per permettere ai personaggi di parlare sottovoce, quasi fossero le loro anime a sussurrare, per narrarci quanto di più profondo è contenuto nei ricordi che generano le nostre identità. Il cinema, al contrario della vita, riesce a fermare il tempo. E i nostri personaggi, imparando a usarlo, ricostruiscono la memoria sulla quale appoggiare il loro futuro, i nostri futuri”.
I nostri ieri è un film prodotto da Antonio Tazartes, Andrea Papini, Marita D’Elia per Atomo Film, con il sostegno di: MiC-Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Emilia-Romagna Film Commission, Regione Lazio-Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo. La data di uscita nelle sale italiane è prevista per il 9 febbraio 2023 (distribuzione: Atomo Film; curatela editoriale e organizzazione per l’uscita in sala: Cineclub Internazionale).Distribuzione internazionale: Illmatic Film Group.
La location principale del film è l’ex carcere di Codigoro, in provincia di Ferrara. Oltre al carcere le riprese si sono svolte in altre location di Codigoro,
nel Parco del Delta del Po, presso Stazione Foce a Comacchio, tra la zona Darsena e il centro storico di Ravenna e, infine, a Bologna