Ciò che davvero non va perso durante un viaggio nella capitale è un assaggio della cucina giudaico-romanesco.
Protagonista, tra le tante gustose preparazioni, il carciofo alla giudia, piatto antico tra i più rappresentativi di questa cultura. Citato già in ricettari e memorie del II secolo, si risolve essenzialmente nella frittura delle mammole, ovvero i carciofi cimaroli, i migliori della varietà romanesca coltivata tra Ladispoli e Civitavecchia.
Tondo, tenero e senza spine, è il protagonista perfetto di questo piatto, perché – una volta cotto nell’olio bollente – può essere consumato integralmente senza buttare via nulla.
INGREDIENTI
Carciofi 4
Limone 1
Olio di semi 1,5 litri
Sale qb
Pepe qb
PREPARAZIONE
Pulite i carciofi, rimuovendo le foglie più dure. Lasciateli per qualche istante in acqua fredda e succo di limone. Sgocciolateli e, tenendoli per il gambo, pressateli in modo che le foglie si allarghino. Infine, salateli e pepateli dentro e fuori.
Scaldate a fiamma media l’olio abbondante, immergete i carciofi e cuoceteli per almeno dieci minuti, rigirandoli di tanto in tanto.
Quando diventeranno dorati e la forchetta penetrerà nel gambo senza troppe resistenze, sollevateli dalla padella e rimuovete l’olio in eccesso poggiandoli su carta assorbente.
Scaldate ora l’olio a fiamma alta, infilzate il carciofo alla base con una forchetta e immergetelo per 3-4 minuti. Le foglie si apriranno come petali di un fiore, diventando croccanti*.
Serviteli ben caldi, dopo aver nuovamente assorbito l’olio in eccesso.